La nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) ha, senza ombra di dubbio, lasciato delusi quanti si aspettavano novità in materia previdenziale. Il capitolo Pensioni è stato affrontato solo marginalmente. In un Capitolo della Nota di aggiornamento al Def, quello dedicato al mercato del lavoro ed alle politiche attive e sociali, le novità sono poche. Su quota 100 nemmeno un accenno, a conferma del fatto che la misura resterà confermata così come è nata e come è stato previsto che terminerà la sperimentazione a fine 2021. Nonostante continuino a susseguirsi ipotesi di restyling della misura, anche il Ministro dell'economia Gualtieri ha infatti pubblicamente confermato la linea dello stop alla misura dal 2022.

Ultimi quotisti i nati nel 1959

Durante una intervista su LA7, nella trasmissione Piazza Pulita condotta da Corrado Formigli, Gualtieri ha detto che se fosse stato per lui , quota 100 non sarebbe mai stata fatta. Inoltre, sempre il Ministro ha dichiarato che, pur se confermata, la misura non verrà prorogata oltre la sua scadenza. La quota 100 a 62 anni con 38 di contributi produrrà gli ultimi pensionati tra i nati nel 1959, che raggiungeranno l'età minima di accesso proprio nel 2021.

Gli scenari futuri

Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza c'è l'incremento del fondo Previdenziale integrativo pubblico, la pensione di garanzia e le proroghe di opzione donna e Ape sociale.

Saranno queste ultime due misure, insieme alla pensione di vecchiaia ed alla pensione anticipata, a poter essere sfruttate, ove possibile, dopo il 2021. Gualtieri ha detto chiaramente che quota 100 serve solo ad una ristretta cerchia di persone, proprio ciò che anche l'ex sottosegretario Nannicini ha ribadito presentando il suo disegno di legge di cui tanto si parla.

Bloccare quota 100 subito però, anche per Gualtieri , sarebbe stato un errore. Da qui la ormai probabile decisione di continuare con la sperimentazione, ma non oltre la scadenza del 2021. Bloccare di punto in bianco la misura avrebbe spiazzato quanti hanno già siglato accordi con i datori di lavoro per uscire dal lavoro. Questo è uno dei rischi sottolineati da Gualtieri giovedì scorso su LA7.

Rischi che però saranno spostati al 2022. La chiusura di quota 100, senza un intervento riformatore come proposto da Nannicini, andrebbe a creare un autentico scalone, ancora più grosso di quello che nel 2004 produsse la riforma Maroni con l'innalzamento da 57 a 60 anni dell'età pensionabile. Per chi come età o come contributi non riuscirà ad entrare in quota 100 prima che cessi di esistere, la pensione si distanzierà di 5 anni. I primi a subire questi effetti saranno i nati nel 1960 che, nonostante compiranno 62 anni nel 2022, dovranno aspettare o l'età anagrafica della pensione di vecchiaia, cioè 67 anni o la giusta anzianità contributiva per le pensioni anticipate, cioè 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne.

Per queste ultime, ossia per le lavoratrici, resterà, in base a quello che emerge dal Def, opzione donna che come requisiti di uscita è ancora meglio di quota 100. Si esce con 57 anni (58 le autonome) anziché 62 e con 35 anni di contributi a qualsiasi titolo versati anziché 38. La controindicazione è che bisogna accettare il ricalcolo contributivo della pensione, che significa penalizzazione di assegno anche del 30%. Una possibilità che il governo sembra intenzionato a confermare e anche, se possibile a potenziare è l'Anticipo pensionistico agevolato, l'Ape social. Con questo strumento, uscita a 63 anni con 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi e caregivers, o 36 anni per i lavori gravosi. Evidente che non tutti gli esclusi da quota 100 potranno optare per l'Ape social che è misura destinata a particolari e circoscritte categorie.