Il confronto con le parti sociali sulle misure di flessibilità previdenziale da inserire nella prossima legge di bilancio 2020 prosegue con toni accesi, mentre si avvicina sempre di più l'avvio della relativa discussione parlamentare. Il nuovo esecutivo giallo-rosso ed il Parlamento dovranno infatti occuparsi di confermare le nuove pensioni flessibili tramite l'ormai nota quota 100, ma anche di prorogare le Pensioni anticipate tramite opzione donna. Nel primo caso la sperimentazione risulta al momento disponibile fino al 31 dicembre del 2021, mentre nel secondo caso l'opzione resta percorribile solo per le donne che maturano i requisiti al 31 dicembre del 2018.

Per entrambe dal CODS si chiedono precisi correttivi, al fine di estendere la platea delle potenziali beneficiarie.

Le richieste del CODS per la 'quota 100 rosa'

Sulla quota 100 la fondatrice del Comitato Opzione Donna Social Orietta Armiliato ha chiesto da tempo un intervento correttivo finalizzato ad intervenire sul cosiddetto requisito contributivo. Al momento è infatti possibile accedere all'opzione a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di contribuzione. Quest'ultimo requisito risulta però particolarmente penalizzante per le donne, visto che spesso hanno carriere discontinue, precarie o part time per via del lavoro di cura prestato in famiglia. Per ovviare alla situazione Armiliato chiede quindi uno sconto di due anni da riconoscere a tutte le donne (e non solo a coloro che hanno avuto figli), abbassando il requisito contributivo della quota 100 dagli attuali 38 anni di versamenti a 36.

In questo modo, si otterrebbe l'effetto di valorizzare il lavoro di cura. A tal proposito, Armiliato ha recentemente ribadito la propria posizione. "Ricordo che la richiesta di riduzione pari a due anni di contributi da applicare per la platea delle lavoratrici alla legge vigente cd. Quota 100 è stata formulata dal CODS in virtù della valorizzazione del lavoro di cura domestico che le donne svolgono sostituendosi alle innumerevoli carenze di welfare che purtroppo contraddistinguono il nostro Paese", ha concluso l'amministratrice.

La richiesta di proroga dell'opzione donna fino al 2023

Per quanto concerne invece la proroga dell'opzione donna (che comporta il ricalcolo contributivo dell'assegno), la fondatrice del CODS ha chiesto di estendere la fruizione della misura fino al 2023. Questo per evitare di proseguire nella pratica (definita come angosciante) di rinnovo del provvedimento di anno in anno, lasciando così molte donne in una sorta di limbo all'interno del quale risultano costrette ad attendere di conoscere il proprio destino.

Armiliato ha ribadito più volte nei propri interventi che la proroga dell'opzione donna non escluderebbe la proposta della "quota 100 rosa", ed anzi le due proposte si integrerebbero in modo sinergico al fine di riconoscere e valorizzare il lavoro di cura ed il gender gap vissuto dalla platea femminile durante la propria carriera lavorativa.