Arriva dal Partito democratico, per voce del senatore Tommaso Nannicini, la proposta di modificare profondamente la pensione anticipata con quota 100 e di risparmiare risorse per il cuneo fiscale e per nuove misure di riforma delle Pensioni con l'ipotesi che viene definita come quota 92. Le ultime possibilità di riforma, infatti, erano state già depositate il 23 gennaio 2019, quando il Governo del Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini erano in attesa dell'entrata in vigore del provvedimento della quota 100 (28 gennaio). L'ipotesi nasce dal disegno di legge, che porta proprio la firma di Nannicini, il numero 1010, relativo a "Misure urgenti per la flessibilità e per l'equità intergenerazionale del sistema previdenziale", nel quale si fa riferimento ai lavoratori svantaggiati e ai contribuenti che, in generale, non riescano a raggiungere il numero di anni di versamenti richiesti per l'uscita da lavoro.

Ma si prende in esame anche la situazione delle generazioni più giovani e della loro futura pensione, in particolare per i lavoratori ricadenti nel sistema contributivo, ovvero che abbiano iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996.

Pensioni anticipate: Pd propone quota 92 al posto di quota 100 e proroga opzione donna

Tornato d'attualità il tema della riforma della pensione anticipata a quota 100 e delle risorse necessarie ad assicurare la pensione ai lavoratori che abbiano avuto carriere lavoratrive discontinue, la proposta di Nannicini assume rilevanza nel cammino già tracciato qualche anno fa dalla riforma del Partito democratico con l'anticipo pensionistico Ape social. L'abolizione della quota 100 permetterebbe di spostare tre degli otto miliardi di euro messi nel fondo della misura sperimentale, già ridimensionati per il minor numero di domande di pensione arrivati nel corso del 2019 rispetto alle aspettative, per una riforma delle pensioni che soddisfi più capillarmente le esigenze di uscita dei lavoratori e le necessità delle famiglie.

In tal senso, la proposta mira alla strutturalità dell'Ape social, con un potenziamento delle risorse dieci volte maggiore rispetto a quelle messe sul tavolo due anni fa.

Pensioni anticipate: fine quota 100 nel 2021, ultime novità di oggi

Pertanto, la riforma delle pensioni anticipate con abolizione della quota 100 punterebbe a quella che Nannicini chiama la "quota 92", con uscita all'età minima di 62 anni e con trenta (e non più 38) anni di contributi.

La platea, rispetto a quella delimitata dell'Ape social del 2017 e alle successive proroghe della misura, risulterebbe potenziata: vi rientrerebbero tutti i disoccupati, i contribuenti che assistano disabili e i disabili stessi, i lavoratori impiegati nelle attività gravose o usuranti. Una riforma pensionistica, dunque, capace di evitare lo "scalone" previdenziale che si manifesterà a partire dal 1° gennaio 2022, giorno a partire dal quale i lavoratori che compiano 62 anni e con 38 di contributi non potranno più beneficiare della quota 100.

Nel pacchetto della riforma delle pensioni di Nannicini rientra anche la proroga dell'opzione donna, misura che consente alle lavoratrici di poter andare in pensione anticipata in presenza di 35 anni di contributi.

Riforma pensioni, abolizione anticipata quota 100: nel pacchetto cuneo fiscale allargato

Oltre alla riforma delle pensioni a quota 100 e all'ipotesi della quota 92 potenziata, la proposta del Partito democratico abbraccia l'ipotesi anche del taglio al cuneo fiscale del quale si parla in questi ultimi giorni. Con le attuali risorse (2,6 miliardi di ero nel 2020 e 5,3 nel 2021), si ipotizzano 20 euro in più mensili nel prossimo anno e 40 tra due anni. I cinque miliardi di euro risparmiati dal fondo della quota 100 potrebbero essere destinati proprio ad un aumento più consistente delle buste paga e ampliarne la platea.

Infatti, ad oggi, i possibili beneficiari del cuneo fiscale sarebbero i medesimi di chi percepisce il bonus di 80 euro: lavoratori che guadagnano tra gli otto e i 26 mila euro annui. Rimarrebbero fuori ancora una volta gli incapienti (con redditi fino a 8 mila euro annui) e chi guadagna più di 26. L'aumento delle risorse derivante dai risparmi della quota 100 consentirebbe far salire la dote fino a sette miliardi e di allargare la platea comprendendo chi guadagna redditi fino a 35 mila euro all'anno oppure di includere una parte degli incapienti.