Arrivano le prime conferme del mantenimento delle uscite da lavoro con pensione di vecchiaia a 67 anni anche per il biennio successivo al 2019-2020, ovvero per gli anni 2021 e 2022. L'età del pensionamento, infatti, dovrebbe rimanere invariata in base a quanto viene fuori dall'ultimo rapporto demografico pubblicato dall'Istat. Quindi, l'età della pensione di vecchiaia, aumentata dallo scorso 1° gennaio a 67 anni in virtù dei meccanismi di aggiornamento alla speranza di vita (sistema fatto proprio dalla riforma Fornero anche per le pensioni anticipate per età e contributi versati necessari all'uscita) dovrebbe permanere per i prossimi quattro anni, andando ad incrementarsi successivamente nel biennio 2023/2024.

Tenendo presente che, secondo quanto previsto dal Decreto numero 4 del 2019 che ha introdotto le Pensioni a quota 100, i requisiti di uscita della pensione anticipata dovrebbero rimanere immutati fino a tutto il 2026. Ma il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dovrebbe agganciare anche i coefficienti di trasformazione, abbassandoli: ciò significa che il montante contributivo di ciascun lavoratore verrà moltiplicato per un indice dal valore sempre più basso, andando ad intaccare in senso negativo l'assegno della pensione.

Pensioni anticipate, quota 100 e uscita vecchiaia: ultime notizie oggi su adeguamento requisiti

Gli ultimi calcoli dell'aspettativa di vita per l'adeguamento delle pensioni di vecchiaia sono stati fatti propri dalla Ragioneria Generale dello Stato che, applicandoli alle uscite da lavoro, dovrebbero decretare la cristallizzazione dell'età del pensionamento a 67 anni fino al termine del 2022.

In tal senso rimarranno stabili anche i requisiti delle pensioni anticipate a quota 100 che per gli ultimi due anni di sperimentazione (il 2020 ed il 2021) richiederanno l'età di 62 anni e i 38 di versamenti. In base ai dati dell'Istat è possibile stabilire quando un lavoratore potrà andare in pensione di vecchiaia in considerazione dell'età richiesta ed in base alla propria data di nascita.

È necessario precisare che i parametri di uscita per la pensione dovranno trovare conferma nelle Manovre finanziare del Governo: di certo fino alla fine del 2019 potranno andare in pensione a 67 anni i lavoratori la cui data di nascita non sia successiva al 31 dicembre 1952. Allo stesso modo, essendo stati già confermati i 67 anni anche per il 2020, si può verificare che i contribuenti in uscita saranno quelli la cui data di nascita non superi la fine di dicembre del 1953.

Se dovesse trovare conferma l'ipotesi dei 67 anni di età anche per il biennio 2021/2022, i pensionati di quegli anni sarebbero i nati non oltre la fine degli anni, rispettivamente, del 1954 nel 2021 e del 1955 nel 2022.

Uscita pensioni vecchiaia: adeguamento età dal 2019 al 2026, esclusione quota 100 e pensione anticipata

Secondo le conferme dell'Istat, il primo aggiornamento dovrebbe verificarsi per le pensioni di vecchiaia degli anni 2023 e 2024 e dovrebbe essere di tre mesi. Dunque, l'uscita per la pensione si sposterebbe a 67 anni e tre mesi nei due anni ed occorrerà, oltre ai venti anni minimi di contributi versati, anche avere la data di nascita che non superi il settembre del 1956 (in riferimento alle pensioni del 2023) ed entro settembre del 1957 per chi vorrà andare in pensione nel 2024.

Percorrendo le proiezioni risultanti nell'ultima pubblicazione della Ragioneria Generale dello Stato, la pensione di vecchiaia degli anni 2025 e del 2026 sarà incrementata per il requisito anagrafico di ulteriori tre mesi. Pertanto, all'età di 67 anni e sei mesi potranno andare in pensione i lavoratori nati non oltre il mese di giugno 1958 (per chi abbia la possibilità di uscita nel 2025) ed entro lo stesso mese dell'anno 1959 per i pensionamenti del 2026.