Per una lavoratrice 63enne la pensione arriverà solo a 67 anni e tre mesi di età oppure a 64 anni con l'uscita anticipata, ma occorrerà verificare esattamente la consistenza dei contributi versati. È questo il responso dell'esperto di Pensioni de Il Sole 24 Ore in riferimento alla lettera inviata da una donna per sapere quando potrà andare in pensione. L'analisi della situazione contributiva e dei requisiti richiesti per il vitalizio della lavoratrice, che proprio oggi 13 ottobre compie 63 anni essendo nata nel 1956, escludono altre misure di pensione anticipata come la quota 100, l'Ape sociale e l'opzione donna.

Nel dettaglio, la donna ha iniziato a lavorare come dipendente di un'azienda il 1° gennaio del 1979 fino alla fine di agosto del 2000. Il lavoro nei 21 anni come dipendente è stato continuativo, senza buchi contributivi, prima di mettersi in proprio e lavorare come titolare di un'impresa commerciale per il periodo dal 1° settembre 2000 al 31 ottobre 2009.

Pensioni anticipate: quando è esclusa uscita con quota 100, Ape e opzione donna

Dunque, riassumendo, la donna di 63 anni, in attesa di andare in pensione, ha versato contributi per un totale di 30 anni ed un mese: in questa situazione, la lavoratrice è esclusa dalla pensione anticipata a quota 100 che richiede il minimo dei 38 anni di contributi.

Allo stesso modo, non potrà accedere all'uscita con opzione donna che richiede un numero di anni di versamenti pari a 35. Avendo compiuto i 63 anni, la lavoratrice avrebbe l'età giusta per chiedere l'anticipo pensionistico Ape social: tuttavia, dovrebbe dimostrare un'invalidità pari ad almeno il 74 per cento oppure convivere, da almeno sei mesi, con un parente o affine entro il secondo grado, in condizioni di gravi disabilità.

Mancando uno dei requisiti richiesti per chi abbia già compiuto i 63 anni di età, l'Ape social non può essere richiesto. Tra le condizioni elencate per l'anticipo pensionistico sociale vi è anche la condizione di disoccupazione: tuttavia, la lavoratrice non rientra nemmeno in questa categoria non avendo potuto richiedere, data la sua situazione contributiva, l'indennità di disoccupazione al termine dell'attività lavorativa.

Come previsto dall'Ape social, infatti, il richiedente la pensione anticipata dovrà aver terminato di percepire, da almeno tre mesi, l'indennità di disoccupazione e nei 36 mesi antecedenti la cessazione del lavoro dovrà aver prestato attività alle dipendenze per almeno 18 mesi.

Pensioni di vecchiaia o pensione anticipata, alternativa di uscita a quota 100 e opzione donna

In mancanza dei requisiti di uscita per formule di pensione anticipata, come la quota 100 e l'opzione donna, l'unica certezza per la scrivente è la possibilità di uscita con la pensione di vecchiaia che arriverà solo a febbraio 2024, all'età di 67 anni e tre mesi. I tre mesi in più, rispetto al requisito richiesto ad oggi per la pensione di vecchiaia, sono dovuti all'aggiornamento dell'età alla speranza di vita, previsti in aumento fino alla data di pensionamento della donna.

È possibile percorrere un'altra strada per l'uscita: la pensione anticipata contributiva che si consegue all'età di 64 anni. Tuttavia, secondo l'esperto di pensioni, la lavoratrice dovrebbe dimostrare di avere un contributo nella gestione separata Inps e un assegno futuro di pensione che dovrà essere pari ad almeno 2,8 volte il mensile sociale. Infine, anche riscattando la laurea potrebbe aggiungere altri quattro anni di versamenti, ma sarebbero insufficienti per la pensione anticipata a quota 100.