Arrivano importanti aggiornamenti in merito alle pensioni anticipate tramite quota 100, il meccanismo di semplificazione delle regole di uscita dal lavoro che consente l'accesso all'Inps a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti. Nelle scorse settimane era emersa l'ipotesi di una stretta sul ricorso al cumulo dei redditi lavorativi, con la possibile eliminazione delle attività occasionali nella misura massima di 5mila euro lorde annue. Ora però sembra che un ulteriore punto potrebbe ritardare l'entrata nelle tutele dell'Inps, con l'inasprimento delle finestre di accesso.

Pensioni anticipate, cosa potrebbe cambiare con la Manovra 2020

Stante la situazione appena descritta, quello che emerge dalle ultime indiscrezioni giornalistiche riguarda una possibile modifica alle cosiddette finestre di attesa collegate alla misura della quota 100. Attualmente quest'ultime corrispondono infatti a tre mesi per i lavoratori del settore privato ed a sei mesi per quelli del comparto pubblico. Dal 2020 il criterio potrebbe però dilatarsi di tre ulteriori mesi. In questo modo, nel primo caso i lavoratori dovrebbero attendere almeno sei mesi prima di poter ottenere l'agognato assegno. Nel secondo caso il dato si estenderebbe fino a nove mensilità. Secondo i calcoli dei tecnici, grazie a questo provvedimento si potrebbero ottenere fino a 600 milioni di risparmi in più nel prossimo anno.

La cifra toccherebbe però il miliardo di euro entro la fine della sperimentazione.

La quota 100 resta confermata fino al 2021

I nuovi inasprimenti nelle finestre di accesso potrebbero rendere meno conveniente il pensionamento tramite quota 100 per molti lavoratori, ma d'altra parte garantirebbero allo stesso tempo la sostenibilità della misura fino al termine della sperimentazione.

Quest'ultimo passaggio è fissato infatti al 31 dicembre 2021, data ultima secondo la legislazione vigente per la possibile maturazione dei requisiti di accesso da parte dei lavoratori. Ma i nuovi risparmi potrebbero servire anche per garantire al contempo la proroga delle altre misure di accesso flessibile alla pensione in attesa di una soluzione di continuità.

È il caso dell'APE sociale e della relativa versione volontaria, in scadenza al termine del 2019. Nel primo caso si ottiene il prepensionamento dai 63 anni di età e con almeno 30-36 anni di versamenti (in base alla specifica situazione di disagio prevista dalla legge). Nel secondo caso il vincolo contributivo scende ad appena 20 anni. Discorso similare per la cosiddetta opzione donna, che consente l'uscita dal lavoro a partire dai 58 anni di età (un anno in più per le lavoratrici autonome) e con almeno 35 anni di contribuzione, seppure accentando il ricalcolo contributivo dell'assegno.