Quota 100 resterà inalterata per il 2020 e salvo novità per il 2021, resterà così fino alla sua scadenza. Nessun correttivo è sopraggiunto in manovra di Bilancio, specie adesso che sembra che la legge di Stabilità del governo Conte Bis, arriverà alla Camera dei Deputati, con testo blindato, cioè non più modificabile. Resterà nel 2020 la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi sempre con 3 e 6 mesi di attesa per le finestre, rispettivamente per i lavoratori privati e per gli statali. La previdenza sociale resta sempre un cantiere aperto.
Come da giorni dice il Ministro del Lavoro Catalfo, e come sottolinea oggi un articolo del noto quotidiano "Il Sole 24 Ore", nei primi mesi del 2020, verrà riaperto il tavolo delle trattative tra governo e parti sociali. Occorre correggere il sistema, per vedere se è possibile superare davvero la riforma Fornero, per inserire nel sistema la pensione di garanzia e per evitare il grande guaio che quota 100 lascerà in campo una volta finita la sua sperimentazione il 31 dicembre 2021. Si parla naturalmente dell'ormai conosciutissimo "rischio scalone", a cui andrebbero incontro i lavoratori che sfortunatamente per loro, non rientreranno in quota 100. Occorrono misure flessibili, per ridare al sistema quella flessibilità che la legge Fornero ha tolto.
Proprio in relazione a questo aspetto, vanno registrate le parole del Presidente dell'Istituto Nazionale per le Analisi Politiche Pubbliche (Inapp), Stefano Sacchi. Per l'Inapp, occorre ammorbidire lo scalone che la fine di quota 100 produrrà.
L'incontro odierno
Stefano Sacchi ha parlato di Pensioni, a margine di un incontro organizzato a Roma, al quale ha preso parte tra gli altri, anche l'ex Ministro del governo Monti, la Professoressa Elsa Fornero.
All'appuntamento capitolino odierno, era presente anche il sottosegretario all’Economia, Maria Cecilia Guerra, che ha confermato l'idea del governo, di introdurre una pensione di garanzia per chi oggi è alle prese con precariato, carriere discontinue e disoccupazione.Tornando a ciò che ha detto il Presidente Sacchi, viene ribadito il fatto che, nonostante si sia deciso di non toccare quota 100, occorre pensare immediatamente a misure volte a dare maggiore flessibilità in uscita dal lavoro.
"La miglior via sarebbe un pacchetto di misure che ammorbidiscano lo scalone che arriverà nel 2022" questo il suggerimento dell'Inapp, tornando a sottolineare il fatto che tra 2020 e 2021, cioè tra pensione con quota 100 e pensione di vecchiaia, lavoratori con le medesime carriere e con solo pochi giorni di differenza in quanto ad età, possono andare in pensione con 5 anni di distanza. Questo è quello che succederà, per esempio, ad un nato a gennaio del 1960, rispetto ad un nato a dicembre del 1959. Quest'ultimo, compiendo 62 anni entro la fine del 2021, potrà lasciare il lavoro nel 2022 se contestualmente all'età, ha anche raggiunto i 32 anni di contributi previsti da quota 100. Per l'altro lavoratore, quello che compirà gli anni a quota 100 cessata, ad oggi non resta che attendere le soglie della pensione di vecchiaia (anche anticipata), previste dalla legge Fornero.
In pratica, in pensione solo a 67 anni di età, cioè nel 2027.
Necessario un ammodernamento del sistema
"Un sistema pensionistico moderno dovrebbe avere tra le sue caratteristiche, anche la flessibilità in uscita", questo ciò che ha detto Sacchi, sottolineando però il fatto che non ci può essere flessibilità senza una riduzione di pensione per chi esce prima dal mondo del lavoro. Per Sacchi, occorre introdurre misure basate su determinati parametri, che consentano, a libera scelta del lavoratore, di lasciare prima il lavoro, accettando però, una pensione più bassa. La pensione però non deve essere tanto bassa, perché sempre secondo il Presidente dell'Inapp, le pensioni erogate con il sistema di contributivo, devono essere adeguate e non prossime alla soglia della povertà.
Ed è così che Sacchi si spinge a presentare un esempio su come dovrebbe essere la flessibilità da lui auspicata. Per un lavoratore che ha diritto al calcolo con retributivo e contributivo della pensione, cioè che rientra nel sistema misto, ci deve essere una misura che gli consenta di lasciare il lavoro almeno 3 anni prima dei 67 anni previsti dalla pensione di vecchiaia. Quindi pensione a 64 anni, ma accettando il calcolo contributivo della pensione che significa un taglio del 15% dell'assegno futuro, ma purché la pensione assegnata, sia pari ad almeno 2,8 volte l'assegno sociale, cioè una pensione da € 1.280 al mese, almeno.