Alberto Brambilla, Cesare Damiano, Michele Faioli, Angelo Pandolfo, Marco Leonardi e Michele Raitano, in una unica squadra per lavorare alla riforma delle Pensioni. Un gruppo di tecnici di livello eccelso è quello messo insieme da Tiziano Treu al Cnel. Il cantiere pensioni ripartirà presto e quello che il "Sole 24 Ore" chiama, pensatoio tecnico, è solo un primo passo verso un lavoro che per il 2020, dovrà cercare di limitare lo scalone post quota 100.

Chi sono i tecnici di Treu

Chi sono i tecnici della nuova squadra costituita da Treu? Sicuramente, si tratta di autorevoli esperti di welfare e di previdenza.

Cesare Damiano è stato Ministro e Presidente della Commissione lavoro della Camera ed è uno degli autori del Ddl 857, la famosa proposta di riforma previdenziale con la pensione a 62 anni di età e 35 di contributi, a penalità crescente del 2% per anno di anticipo. Alberto Brambilla è in noto esperti di pensioni, Presidente del Centri Studi Itinerari Previdenziali. Marco Leonardi è stato Consigliere Economico degli ultimi due governi di Centrosinistra, con i Premier Renzi e Gentiloni. Angelo Pandolfo è docente ordinario di diritto del lavoro e della previdenza sociale all'Università "La Sapienza" di Roma. Altro docente di diritto del lavoro è Michele Faioli, con cattedra all'Università "La Cattolica".

Dall'Università "La Sapienza" proviene anche Michele Raitano, docente di politica economia.

Le ipotesi allo studio

Questo gruppo di autorevoli esperti, si occuperà innanzi tutto di trovare una soluzione allo scalone che si verrà a creare tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022. Al termine della sperimentazione di quota 100, i primi esclusi, si troveranno a dover attendere almeno 5 anni per andare in pensione.

Ed ecco che l'ipotesi più accreditata al momento, potrebbe essere quella di lasciare in pista quota100 anche dopo il 2021, ma rendendola simile ad opzione donna. Si andrebbe in pensione a 64 anni di età, cioè due anni dopo l'attuale età pensionabile di quota100. I contributi minimi da centrare invece, scenderebbero da 38 a 36.

Oltre che il restyling dei requisiti, la nuova misura sarebbe impostata sul ricalcolo contributivo della pensione. Chi andrebbe in pensione con almeno 64 anni di età e con almeno 36 di contributi dal 2022, dovrebbe accettare il ricalcolo dell'assegno previdenziale, con il sistema contributivo. Questo significa subire un taglio di pensione piuttosto importante, anche se meno imponente rispetto a ciò che prevede opzione donna. Infatti, dal 2022 in avanti, sarà sempre meno evidente per i pensionati, l'impatto negativo del ciclo contributivo. Questo perché più avanti negli anni si va, meno sono gli anni a calcolo retributivo che resteranno utili ai lavoratori.