Si torna a parlare di pensioni nel corso della trasmissione Di Martedì. Stavolta, però, si è parlato di quello che potrebbe essere lontano dall'uscita dal lavoro ed è relativamente giovane. Il riferimento va all'esempio fatto di un lavoratore che ha iniziato a lavorare nel 1996 e che potrebbe andare in pensione nel 2040. Per questa fascia è previsto che l'eventuale accesso al sistema pensionistico produrrà un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo. Questo si tradurrà in un reddito pensionistico sensibilmente inferiore a quello che era quello da lavoro.

Pensioni: contributivo puro per chi versa contributi dal 1996

Nel corso della trasmissione è stato fatto l'esempio di un lavoratore. Alessandro oggi ha 46 anni ed ha iniziato a lavorare dal 1996. Non una data qualunque, ma quella che segna l'inizio del sistema contributivo puro. La sua pensione sarà, perciò, calcolata in base ai contributi versati. Da subito ha iniziato a lavorare con un contratto a tempo indeterminato come guardia giurata ed oggi è impiegato in una ditta di trasporti. Per certi versi, considerato le diverse situazioni di precariato, la sua può quasi essere considerata una situazione di privilegiato, ma che non lo estranea da quello che potrebbe essere un futuro con una pensione particolarmente bassa.

Pensione molto più bassa rispetto allo stipendio

Attraverso l'ausilio di un consulente, la trasmissione Di Martedì ha provato a simulare quella che potrebbe essere la sua pensione. Il presupposto è che, però, mantenga il suo contratto a tempo indeterminato fino alla data in cui, a termini di legge, potrà avere il suo assegno previdenziale.

La simulazione è basata su uno stipendio pensile di 1.550 euro. Oggi, secondo le norme disposte dalla Legge Fornero, potrebbe andare in pensione l'1 agosto del 2040. Lo potrebbe fare attraverso l'uscita anticipata garantitagli da ben 44 anni di contributi versati. "La sua pensione - afferma il consulente del Lavoro Enzo De Fusco - calcolata interamente con il sistema contributivo sarebbe di 930 euro, quasi il 40% in meno rispetto all'attuale stipendio".

Alessandro si troverebbe così ad avere l'opportunità di lasciare il lavoro a 66 anni. Qualora, però, dovessero esserci degli imprevisti e si trovasse nelle condizioni di dover fare i conti con inattesi buchi contributivi, gli scenari sarebbero diversi. A quel punto sarebbe, infatti, costretto ad attendere la pensione di vecchiaia. In quel caso la sua uscita dal lavoro avrebbe come data l'1 ottobre del 2042, quando avrà quasi 69 anni di età, e la pensione mensile sarebbe di 960 euro in meno. Solo 30 euro di differenza rispetto alla pensione anticipata che confermerebbe la forte discrepanza reddituale tra l'essere lavoratore e pensionato.