Più flessibilità in uscita e misure più favorevoli per le donne, Pensioni di garanzia per i giovani, la rivalutazione degli assegni in essere e la previdenza complementare. Sono quattro i punti che il 27 gennaio prossimo saranno al centro della prima riunione del tavolo di confronto tra l’esecutivo e le parti sociali sulla riforma delle pensioni. Il primo appuntamento, presumibilmente, servirà a fissare un’agenda su queste proposte per un confronto che si preannuncia lungo ma che potrebbe portare già nel nuovo Documento di economia e finanza le prime indicazioni.
L’esecutivo, nel corso dell’incontro di lunedì prossimo convocato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, probabilmente si limiterà ad ascoltare le richieste delle parti sociali e a indicare un pool di tecnici sul dossier previdenziale nell’attesa di capire quali siano le varie ipotesi di riforma delle pensioni su cui ci si potrà confrontare al fine di trovare una mediazione.
Pensioni, governo e sindacati pronti a confrontarsi
I sindacati chiedono di consentire l’accesso alle pensioni a partire da 62 anni con 20 anni di anzianità contributiva senza calcolo degli assegni con il sistema contributivo e senza penalizzazioni. Ipotesi che, per i costi che avrebbe, il governo considera insostenibile sul piano finanziario.
Ipotizzano diversi esperti che la misura possa arrivare a costare fino a 20 miliardi di euro. Possibile, invece, per trovare un punto di incontro tra governo e sindacati, discutere sulle uscite a 64 anni con 20 anni di anzianità contributiva pure per chi adesso rientra nel sistema misto oppure il calcolo retributivo sino al 2011, un anno prima dell’entrata in vigore della tanto contestata legge Fornero che ancora oggi continua ad avere significative ricadute negative sul piano sociale e dell’occupazione giovanile, con ultrasessantenni costretti a rimanere al lavoro nonostante gli acciacchi e i giovani in cerca di occupazione, ingabbiati tra lavori precari e carriere discontinue.
Quattro temi al tavolo sulla riforma delle pensioni
Ed è proprio dalle pensioni di garanzia per i giovani che dovrebbe partire il confronto tra l’esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte e le organizzazioni sindacali più rappresentative come Cgil, Cisl e Uil rispettivamente rappresentate da Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
Si tratta di un assegno previdenziale minimo per chi oggi è costretto a fare lavori saltuari o precari e dunque ad avere carriere discontinue che risultano naturalmente fortemente penalizzanti sul piano previdenziale, tanto più se il sistema di calcolo adottato è quello puramente contributivo. In particolare, le organizzazioni sindacali, continueranno ad insistere sulla proposta di calcolare un anno intero per chi fa il part time verticale e attualmente gli vengono calcolate solo le settimane in cui lavora.
Pensioni di garanzia per i giovani tra le priorità
Uno dei temi più importanti che certamente animerà il confronto tra governo è sindacati è quello della flessibilità in uscita rispetto ai requisiti anagrafici e contributivi attualmente richiesti dalla legge Fornero, ovvero 67 anni di età e 20 anni di anzianità contributiva.
Al centro della discussione anche la questione del lavoro di cura con la proposta di valutare per le mamme lavoratrici la possibilità di introdurre nel calcolo dei contributi utili per l’accesso al trattamento previdenziale pure l’assistenza ai familiari ammalati, disabili e non autosufficienti. Saranno messi sul tavolo del confronto anche la previdenza complementare con lo scopo di aumentare le adesioni e la rivalutazione delle pensioni in essere.