La riforma delle Pensioni è nell'agenda del governo e c'è attesa per capire in che modo l'esecutivo potrà intervenire ma anche e se le parti sociali riusciranno a trovare un'intesa su un'idea che metta d'accordo conti dello Stato e esigenze de lavoratori. Pasquale Tridico, presidente dell'Inps, ha rilasciato una lunga intervista a la Repubblica in cui ha preannunciato quelli che, a suo avviso, potrebbero essere gli scenari: lo ha fatto con il punto di vista tecnico di chi è a capo dell'ente previdenziale e ha sottolineato come, a suo avviso, in futuro occorrerebbe puntare su un sistema pensionistico che possa essere il più flessibile possibile, ma su base contributiva.

A ciò ha aggiunto la possibilità che Quota 100 possa avere i margini per essere prolungata di un biennio.

Pensioni: Tridico parla di fissazione di linea d'uscita

Pasquale Tridico, nell'ambito dell'intervista, ha sottolineato l'intenzione di non aggiungere proposte a quelle che, al momento, già ci sono. Il riferimento, va ovviamente, ad esempio a Quota 102, a Quota 100 rivista a 64 anni e 36 di contributi o all'idea dei sindacati di poter far lasciare il lavoro a 64 anni. Il presidente dell'Inps ha preferito, invece, delineare quelli che, a suo avviso, dovrebbero essere alcuni principi. "La flessibilità rispetto ai 67 anni - ha detto - va garantita, soprattutto se ragioniamo in termini di logica contributiva".

L'idea tracciata è quella di fissare una la linea d'età per l'uscita. "Poi - ha proseguito Tridico - il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo, come avverrà per tutti a partire dal 2036".

Tridico non ha mancato di abbozzare un riferimento alla necessità di trovare delle soluzioni per i giovani.

Complice il precariato odierno e, di conseguenza, il potenziale versamento di contributi a singhiozzo potrebbe diventare di prima importanza la creazione di un sistema di pensioni di garanzia per il futuro.

Quota 100 ha margini per essere prorogata

Quota 100 andrà in esaurimento alla fine del 2021 e si teme già, per il 2022, il così detto "effetto scalone".

In sostanza, da quella data in poi ciascun lavoratore potrebbe trovarsi a dovere lavorare cinque anni in più senza misure opzionali, salvo riforme o nuovi canali d'uscita. Una preoccupazione che Tridico, a dire il vero, non sembra avere. Sottolineando come, di fatto, Quota 100 nasca per evitare lo scalone nato con la riforma del 2011, il presidente dell'Inps ha aperto a a nuovi orizzonti: "Nel 2022 ci sarà meno esigenza di oggi di uscire a 62 anni con 38 di contributi. Paradossalmente si potrebbe anche prolungare Quota 100 di due anni". Si tratta di una considerazione che nasce dal fatto che, nel 2022, la platea degli aventi diritto sarebbe ridotta.