È un quadro critico quello che emerge dal report "Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022", stilato per il settimo anno consecutivo dalla Ong Save the Children.

Il rapporto rivela come il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non abbia un'occupazione e il 39,2% di quelle con due o più figli minori ha un contratto a tempo parziale. Il dato, che registra una percentuale di disoccupazione ancora più alta al Sud Italia, segna una differenza di 30 punti percentuali rispetto ai padri, il cui tasso di occupazione tende invece a crescere all'aumentare del numero di figli minorenni presenti all'interno del nucleo familiare.

Dal documento si evince inoltre che, a causa delle conseguenze della pandemia, sono state più di 30mila le madri lavoratrici che hanno rassegnato le dimissioni dal lavoro.

Essere madri e donne in carriera è sempre più difficile

"La crisi da Covid-19 è stata un acceleratore di disuguaglianze sociali ed economiche. In Italia le donne e le mamme nello specifico hanno pagato un prezzo altissimo", commenta con queste parole Antonella Inverno, responsabile politiche per l'infanzia di Save the Children, auspicando l'introduzione quanto prima di misure che consentano di bilanciare l'esigenza dell'essere madri con quella di accesso e permanenza nel mondo del lavoro.

Guardando i numeri relativi al 2020 si nota come la pandemia abbia accentuato ancora di più la situazione di precarietà in cui versano le madri occupate; su 42.377 casi di dimissioni volontarie, il 77,4% riguarda donne con figli.

La motivazione più frequente indicata nella convalida continua a essere la difficoltà di conciliare vita professionale e esigenze dei figli.

A ciò si aggiunge anche la disparità di trattamento rispetto agli uomini in ambito lavorativo: delle 267.775 trasformazioni di contratti a tempo indeterminato del primo semestre del 2021, solo il 38% ha coinvolto donne.

Complici le difficoltà appena citate, in Italia si sceglie di diventare madri sempre più tardi: in media il primo figlio, che spesso rimane anche l'unico, arriva oggi intorno ai 32 anni. Dal 2008 ad oggi il tasso di natalità in Italia è crollato del 31%, registrando, nel 2021, la nascita di meno di 400mila bambini.

Il divario nord/sud

Il report, elaborato per Save the Children dall'Istat, valuta attraverso 11 indicatori, le condizioni delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi. Secondo l'indice, anche quest'anno tra le regioni più vicine alle esigenze delle mamme lavoratrici, ci sono quelle del Nord, che mostrano maggiore attenzione ed investimenti sul Welfare sociale. Trento e Bolzano occupano, per il terzo anno consecutivo, rispettivamente la prima e la seconda posizione. Dietro ci sono l'Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia (che era al terzo posto dal 2018), la Toscana e la Valle D'Aosta. La Liguria, dopo anni di stabilità, registra un aumento di tre punti.

Le regioni del centro Italia si posizionano tutte al di sotto del valore medio di riferimento, nonostante Umbria, Abruzzo e Basilicata abbiano conquistato diverse posizioni. Ultime in classifica sono le regioni del Sud, con Campania, Sicilia e Calabria come fanalino di coda.