I Genesis – soprattutto quelli della feconda “era Gabriel” –hanno lasciato dietro di sé uno stuolo di appassionati, nostalgici, cultori.Molti dei quali proprio nel nostro Paese. Era quasi inevitabile, quindi, chediverse tribute band dedicate al gruppo inglese dovessero nascere anche nelnostro Paese. Tra le tante, la più celebrata si chiama The Watch e si esibiràsabato 10 gennaio al Teatro della Luna di Assago (Milano).
Dopo soli due mesi dal ritorno dei canadesi Musical Box, i“cloni ufficiali”, che hanno suonato al Conservatorio il repertorio di “SellingEngland by the pound”, ecco pronta la “risposta italiana”, destinata ancora unavolta a richiamare i cultori di una delle band più rappresentative del rockprogressivo.
I The Watch sono sulla scena da diversi anni sia con lorobrani sia con la riproposizione del repertorio dei Genesis precedente ladiscussa “svolta pop” degli anni ’80. E la loro bravura è tale da essere stataapprezzata anche dall’ex chitarrista dei Genesis Steve Hackett, considerato damolti cultori del prog il vero “custode” della musica della band di “NurseryCrime” e “Foxtrot”.
Nel concerto al Teatro della Luna i The Watch presenterannouno degli album più complessi, ambiziosi e amati dei Genesis: “The lamb liesdown on Broadway”, capolavoro che segnò l’addio per sempre di Peter Gabriel algruppo. Un doppio album che racconta le avventure e disavventure delportoricano Rael tra le strade di New York caratterizzato da suoni sofisticati,composizioni elaborate, suoni cerebrali e introspettivi.
Un album che i The Watch presenteranno integralmente in unospettacolo che si preannuncia anche come una nuova occasione di incontro per la“comunità genesisiana” dopo i concerti di Steve Hackett prima e dei Musical Boxdopo.
Sono trascorsi molti anni da quando i Genesis, ancorasconosciuti in Inghilterra, arrivarono in Italia per riscuotere i primisuccessi.
Ma quei suoni fiabeschi, onirici, cesellati da chitarre arpeggiate eincorniciati da tastiere classicheggianti hanno lasciato un segno indelebile,capace ogni volta di rievocare grandi emozioni. E questo anche senza iprotagonisti principali, ormai invecchiati e orientati – con l’unica eccezionedi Hackett – verso altri orizzonti musicali.
Sì, è passato molto tempo, ma i The Watch riusciranno forsedi nuovo nella difficile impresa di far girare all’indietro le lancette deltempo. E come cantavano i Genesis nella splendida suite Supper’s ready, “It’sbeen a long long time, such a long long time. Hasn’t it?”