Vi ricordate la scena del film "L'allenatore nel pallone" nella quale il Presidente della Longobarda chiedeva, anzi imponeva all'allenatore di perdere l'ultima partita di campionato per tornare in serie B? La metafora cinematografica, peraltro calzante alla situazione paradossale che sta vivendo il termovalorizzatore bustese, forse riesce a rendere meglio l'idea di ciò che sta accadendo dopo che i Comuni soci di Accam S.p.a. si sono visti recapitare una lettera nella quale si comunicava che la lorosocietà era stata riclassificata in senso positivo, passando dalla qualifica "D10" alla "R1".

Una notizia che avrebbe dovutostrappare un piccolo sorriso di orgoglio per i detentori dei pacchetti azionari di Accam S.p.a., che se pur avviata ad una procedura di trasformazione, dimostra come il livello di qualità ed efficienza degli impianti sia ancora elevato. Ora provate ad immaginare di essere uno di quei Sindaci che cavalcando l'onda populista decidono di votare per la dismissione degli impianti di termovalorizzazione: "C'è un problema, chi glielo dice ora a quelli del m5s e ai comitati di protesta? Sapete che faccio, io intanto dico che non ne sapevo niente, faccio finta di arrabbiarmi, chiamo la stampa e chiedo leteste del C.d.A.! Ah no, aspetta, il C.d.A. l'abbiamo scelto noi dopo che abbiamo ottenuto le dimissioni del precedente.

Ma allora adesso a chi diamo la colpa?"

Iniziamo dicendo che, anche se l'eventonon va esattamente a corroborare la teoriadello smantellamento deliberata, l'upgrade conseguitorappresenta una valutazione positivasulla qualità dell'impianto esistente. Il tutto ha avuto origine nel 2013, quando, in risposta a puntale richiesta dellaRegione Lombardia diretta ad Accam S.p.a.

e a tutti gli impianti analoghi insistenti sul territorio regionale che avessero in corsola procedura di rinnovo dell'A.I.A.,futrasmesso un aggiornamento sullaRelazione di Calcolo dell'Efficienza Energetica già presentata l'anno precedente nelle giuste sedi. Nelle more della concessione della nuova A.I.A. ed in relazione ai disposti normativi in materia che si sono succeduti cronologicamente fino al decreto Sblocca Italia, che nel novembre 2014 è divenuto legge dello Stato, Accam ha proceduto a trasmettere le ulteriori dovute integrazioni che hanno condotto, infine al riconoscimento della qualifica R1 per i propri impianti.

Il conseguimento di tale qualifica, rappresenta una mera omologazione al ricevimento dei rifiuti provenienti da altre Regioni e non già un automatico accesso alla rete nazionale che potrebbe essere avallato solo su disposizione del C.d.A. che rimette comunque la decisione finale ai Comuni in qualità di soci.

Niente allarmismi quindi, gli attivisti del m5s possono smontare i gazebo, i manifestantipossonoritirare i loro striscioni, gli oratori ed i Sindaci che erano usciti allo scoperto gridando allo scandalo possono tornare a dormire sonni tranquilli; la delibera del marzo scorso sarà rispettata, ma ciò non toglie che una velata soddisfazione, tutto il personale di Accam S.p.a., dal C.d.A. precedente a quello attuale e dalla Dirigenza fino agli Uffici di funzionamento se la sia davvero meritata, dimostrando grande professionalità, silenziosa dignità, dedizione al lavoro e rispetto delle regole, qualità queste sempre più rare e per questo virtuose.