È deciso: il revamping non s'ha da fare e non si farà. Questo l'esito del voto sulla questione con il quale 52% dei sindaci dei Comuni del consorzio hanno scelto e delineato il futuro di Accam S.p.a. Lega Ambiente, comitato di Borsano e Movimento 5 Stelle si affannano a salire per guadagnare un posto in prima fila sul carro del vincitore, l'assessore Terzi sveste i panni di figura moderatrice e rincara la dose rilasciando dichiarazioni che fanno intendere, senza particolari esercizi mentali, come secondo lei l'impianto bustese non abbia più alcuna utilità. Terminati i festeggiamenti e placatisi gli animi arriva finalmente il periodo delle verifiche perchè, come si suol dire, "gli esami non finiscono mai" e se è vero che l'assemblea ha deciso per la svolta "ecologista" è altrettanto vero che non vi è assoluta certezza sul quando ciò debba avvenire. Mentre i sindaci aprono ufficialmente le candidature per ospitare i siti della fabbrica dei materiali e del trattamento dell'umido, resta da sciogliere il nodo principale, ovvero quello di una riconversione ponderata, di un piano di lavoro che consenta il passaggio dall'inceneritore alla fabbrica dei materiali senza ulteriori aggravi economici e finanziari, di un business plan che dimostri la sostenibilità economica e non solo ambientale del progetto. L'idea di procedere al revamping di una sola linea, che accompagnasse il processo di trasformazione industriale in fabbrica dei materiali, pareva rappresentare una strada razionalmente percorribile che avrebbe consentito di raggiungere il medesimo scopo attraverso quegli step necessari a garantire la continuità aziendale.

Le voci che si levano dal carro dei vincitori invece dicono altro: a gran voce e con teorie pioneristiche pretendono invece, in virtù della loro vittoria, lo spegnimento immediato degli impianti, le teste dei membri del CdA ed una fusione immediata di aziende che porti ad una gestione completamente integrata del ciclo dei rifiuti. Mentre scrivono lettere ai dipendenti di Accam S.p.a., decantando la bontà dei loro fini e rassicurandoli sul fatto che la trasformazione rappresenti invece un'opportunità per aumentare i posti di lavoro, continuano a chiedere l'interruzione delle attività aziendali senza che un'alternativa sia ancora stata neanche studiata adeguatamente nelle opportune sedi. Intanto, in attesa che la fabbrica dei materiali e di trattamento dell'umido sorga in luoghi ancora da designare, i rifiuti del bacino Accam dovrebbero finire non in un sito "ecologico" per il riciclo ed il recupero, bensì all'inceneritore di Milano, traslando il problema ambientale qualche chilometro più a sud, nella speranza che non soffi vento di scirocco, con conseguenti ripercussioni sulla viabilità già critica sull'asse Varese-Milano, sull'ambiente, vista la quantità di mezzi certamente non ecologici ma necessari al trasporto delle migliaia di tonnellate di rifiuti e soprattutto sulle tasche dei cittadini, che vedrebbero irrimediabilmente lievitare i "balzelli" comunali in ogni loro forma al fine di ripianare i costi sostenuti per lo smaltimento in un sito esterno. Cari sindaci del consorzio, la questione adesso è dura come ogni volta che si tratta di mettere mano al portafoglio. Per coloro che hanno deciso di cavalcare l'onda populista, adesso arriva il momento della resa dei conti, perchè il vostro voto è quello che ha deciso e non la voce dei comitati, di Legambiente o degli attivisti del M5S. Tanti cittadini, amanti delle piazze e della protesta ad ogni costo, sono stati incantati dai racconti di quei cantastorie incensurati, dal viso pulito, dalla fervida e quantomeno originale dialettica che vi portano oggi in trionfo per la decisione che avete preso. Vediamo adesso come ed in che termini riuscirete a spiegare che l'unica alternativa possibile è quella di lasciare in funzione l'inceneritore ancora per qualche anno in attesa e nel profondo auspicio che qualche luminare riesca a fornire un piano sostenibile ed alternativo per farne veramente a meno.