Meglio togliersi il pensiero subito: Il prezzo è di 18.489 euro e ci valgono tutti per la Moto figlia della M1 di Valentino Rossi.Il motore è un 4 tempi raffreddato a liquido, DOHC di 998 cc di volume. I cilindri sono 4, così come le valvole. La potenza erogata raggiunge i 147.1 kw e i 200 cv a 13.500 giri/min e ha una coppia di 112.4 Nm a 11.500 giri/min, il tutto senza airbox in pressione.

Deriva da YZR-M1 e l’albero motore ha scoppi irregolari, così da garantire una coppia impressionante e lineare. Alla linearità della coppia contribuiscono le bielle in titanio e i pistoni in alluminio.

A dare man forte al propulsore, l’ampia presa d’aria che alimenta un air-box di 10.5 litri. Adattando la loro lunghezza ai giri del motore, i condotti del sistema Yamaha Chip Controlled Intake (YCCI-I), facenti parte del sistema air-box, migliorano l’erogazione della potenza.

La marmitta compatta e centrale aiuta a bilanciare le masse della moto, migliorandone la ciclistica. Gli scarichi, 4 in 2 e poi in 1, vengono controllati da una valvola EXUP, a sua volta regolata dal servomotore che ne regola il flusso di scarico del gas, così da ottimizzare ancor di più la risposta del motore. Anche il suono generato non tradisce le aspettative. I cerchi sono ultraleggeri in magnesio.

Il telaio, un Delta Box in alluminio con capriata rinforzata e relativo telaietto in magnesio, conferisce agilità di guida e robustezza.

Il peso, in ordine di marcia, è di soli 199 kg. Considerando che in questa cifra rientrano i 17 litri del serbatoio e i quasi 4 litri di olio motore, s’intuisce il grande lavoro degli ingegneri di Iwata nel contenere le masse. La frizione è immersa in bagno d’olio e le marce sono sei.

Elettronica

Solo la KTM 1290 forse ne ha di più! La piattaforma inerziale a 6 assi deriva da quella adoperata da Yamaha nel Motomondiale e fornisce alla centralina una montagna d’informazioni che si traducono, quindi, in un adattamento della moto alle condizioni in cui questa si trova in quel preciso istante.

A supporto di questa tecnologia: lo Slide Control System (SCS), il Traction Control System (TCS), il Quick Shift System (QSS) e Launch Control System (LCS).

Impianto frenante

La forcella KYB, totalmente regolabile, presenta steli dai 43mm e un mozzo per la ruota anteriore da 25 mm. Per l’impianto frenante anteriore monta un doppio disco da 320 mm,ma è il posteriore che fa la differenza: il disco è di 220 mm, ma monta il sofisticato ABS capace di “capire” l’angolo di piega della moto e di agire di conseguenza.

A supporto, lo Yamaha Unified Brake System, che permette al pilota una guida sicura in qualsiasi condizione di guida.

Come va e quali sono i difetti

Il freno motore non risulta sempre efficace, ma per il resto la moto ha davvero pochi difetti. Rispetto al modello precedente si entra subito in confidenza e i tempi su circuito sono molto più bassi. Per i fanatici del purismo forse ci sono troppe sigle da ricordare, ma, come sostengono i collaudatori – anche quelli alle prime armi – la gestione di tutti quei cavalli sarebbe impossibile senza tali sistemi. Salendoci sopra si capisce subito come sia stata pensata per la pista.

Secondo lo stesso presidente di Yamaha Motor Corporation, Hiroyuki Yanagi, la R1 monta componenti che neanche le Yamaha ufficiali di Valentino o Lorenzo hanno. A distanza di anni dalla sua uscita, la R1 rimane ancora una delle moto più ambite e innovative. Per pensare ad altro bastascomodare la Ninja H2R.