In occasione del restyling della FiatUno brasiliana, FCA porta al debutto una rinnovata gamma motori che interesserà anche il futuro degli acquirenti europei.Si tratta delle nuova famiglia di propulsori modulari, denominata FireFly, composta dal tre cilindri 1.0 litri e dal quattro cilindri 1.3 litri.

FCA sceglierà probabilmente di sostituire il quattro cilindri Fire 1.2 con questo nuovo 1.0 FireFly, seguendo così i passi di gran parte delle concorrenti che hanno optato da tempo per la frazionatura a tre cilindri per i motori di accesso ai segmenti A e B.

La scelta ha ragione d'essere per vari motivi di natura strutturale (meno componenti, minore complessità, leggerezza) ma soprattutto per i vantaggi apportati in termini di efficienza energetica (consumi ed emissioni inferiori), raggiunti anche grazie all'ausilio dello Stop&Start.

Confrontando soltanto i numeri tra le diverse generazioni, troviamo una potenza di 69 CV per l'attuale 1.2 contro i 72 CV del nuovo 1.0 FireFly, mentre il valore di coppia massima è identico (102 Nm a 3250 giri) nonostante la cilindrata inferiore. In attesa di verificare la qualità dell'erogazione della coppia lungo tutto l'arco di utilizzo, dai primi dati tecnici è possibile prevedere performance interessanti. Diversamente dal Fire, il moderno bicilindrico turbo MultiAir di 0,9 non sarà rimpiazzato del tutto: rimarrà sotto il cofano delle auto più piccole - come 500 e Panda - con gli attuali livelli di potenza (80-85 CV) nelle varianti sia a benzina che a metano.

Progettati appositamente con la stessa cilindrata unitaria, aggiungendo un cilindro al 1.0, si ottiene l'altro propulsore, il 1.3 Firefly. Dotato di una potenza di 101 CV con una coppia massima di 134 Nm a 3500 giri, è candidato a prendere il posto dell'odierno Fire 1.4 da 95 CV che equipaggia numerosi modelli del gruppo.

Inizialmente prodotta soltanto in Brasile, la nuova famiglia FireFly non dovrebbe tardare a mettere piede anche in Europa. Pratola Serra (AV) e Termoli (CB) sono i principali stabilimenti candidati all'assemblaggio in Italia, mentre è ancora aperta la strada che porterebbe anche alla produzione in Turchia.