Le numerose vicissitudini che il noto marchio statunitense ha subito dopo la cessazione della produzione, avvenuta a cavallo del 1954, mai avrebbero fatto pensare ad una ripartenza in grande stile con modelli unici, in grado di catturare l'attenzione del grande pubblico. Sostanzialmente le indian di nuova generazione si dividono in due famiglie: quella dotata del grosso motore bicilindrico a V di 1800 cc raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri e la più moderna generazione dei motori raffreddati a liquido, anche essi bicilindrici a V, ma con cilindrata compresa tra 1000 cc e 1133 cc., con potenza compresa tra 80 e 100 cavalli.

La moto provata è la scout da 1133 cc che si differenzia dalla sorella minore Sixty principalmente per la maggior potenza del motore e pochi altri dettagli.

Design ed allestimento

Solo avvicinarsi alla Scout genera una quantità di emozioni notevoli non solo per chi conosce la storia di questo glorioso marchio, ma anche per chi si avvicina da poco al mondo della motocicletta. In ogni parte della moto spicca il logo Indian che tanto infiamma e seduce. La cura costruttiva è altissima, così come anche le finiture. Tutto sembra collocato nel posto giusto e non vi sono fastidiosi cavi a vista che sporcano la linea della moto. Stonano solo i doppi terminali sovrapposti che sono troppo lunghi. Si nota subito che si tratta di un progetto moderno, principalmente dalle fusioni del motore.

In movimento

Sebbene la Scout sia lunga oltre due metri e pesi quasi duecentocinquanta chili, risulta estremamente maneggevole e facile da guidare fin dai primi metri. Merito soprattutto del bassissimo baricentro che la rende indicata anche per le persone non troppo alte. Le sospensioni hanno una escursione limitata e sembrano ben tarate, anche se sulle sconnessioni più pronunciate del manto stradale rispondono in maniera secca, specialmente al posteriore.

L'ottima taratura delle sospensioni limita i trasferimenti di carico soprattutto in accelerazione, rendendo la Scout stabile e sicura praticamente in ogni frangente. Nei curvoni veloci quelli, per intenderci, a velocità prossime ai limiti imposti dal Codice della Strada, la moto può offrire una sensazione di non grande sicurezza, ma si tratta di una situazione legata alla posizione di guida ed alla notevole esposizione all'aria.

Siamo convinti che, con pedane più arretrate ed un manubrio leggermente più basso, si possa ovviare al problema, anche perchè i panciuti pneumatici montati su cerchi da 16 pollici all'anteriore ed al posteriore offrono molta fiducia. Nei percorsi guidati, infatti, non è assolutamente difficile arrivare a toccare le pedane in curva.

Il singolo disco anteriore è sufficiente anche se, vista la potenza della moto, un doppio disco sarebbe l'ideale. L'abs entra in funzione solo nelle frenate più secche e non risulta mai invasivo nemmeno nella guida più allegra.

Un motore impressionante

Veniamo ora al motore, le cui considerazioni abbiamo lasciato volutamente per ultime. Un portento. Fin dall'avviamento lascia presagire la sua indole aggressiva.

I cento cavalli si sentono tutti, sembrando molti di più. Viene voglia immediatamente di ruotare la manopola del gas esibendosi in accelerazioni da brivido. La coppia e tanta e non vi sono controlli di trazione, per cui bisogna essere smaliziati. L'esemplare in prova aveva montato due terminali Bassani molto più liberi degli originali, ma dalla identica forma, con un suono che ha immediatamente catturato ed esaltato. Sembrava di essere alla guida di un biplano della seconda guerra mondiale pronto a decollare da un momento all'altro. Ogni minimo movimento dell'acceleratore si sentiva indistintamente con un timbro di voce sempre più coinvolgente e da una spinta del motore che sembra non possibile per il tipo di moto.

La Scout non è dotata di contagiri, ma la spinta si avverte molto forte fin dai medi regimi. La risposta dell'acceleratore ai bassi regimi non è uniforme ed è ritardata rispetto al movimento del comando. Poi il discorso cambia. Probabilmente l'iniezione elettronica va messa a punto, ma si tratta di un piccolo difetto che non incide sul comportamento dinamico della moto. La frizione risponde bene anche sotto sforzo nel traffico cittadino, mentre il cambio a sei rapporti è ben spaziato, anche la sesta marcia sembra più per i trasferimenti autostradali. Le vibrazioni sono praticamente inesistenti, ma il bicilindrico scalda parecchio e, durante la nostra prova, abbiamo avvertito molto calore provenire dal lato sinistro.

Considerazioni finali

La Indian Scout ha piacevolmente sorpreso. E' una gran moto dotata di un motore dal carattere unico, che può essere usata ad ampio raggio. Ha qualche piccolo difetto ed un prezzo troppo alto, oltre 14.000 Euro, ma vale la pena spendere quei soldi perchè ci si porta a casa un mezzo unico, dalla validità costruttiva notevole e dalla esclusività di un marchio che fa sognare ad occhi aperti. In questo senso ci si domanda se la Indian in genere possa rappresentare una valida alternativa alla Harley-Davidson. Dopo aver visto da vicino la Chief, con il grosso motore da 1800 cc e provato la Scout, possiamo rispondere in maniera positiva, perchè le moto ottime ed in grado di elargire emozioni a più non posso.

Dove alla Indian debbono lavorare, per competere con Harley-Davidson, è a livello di rete di vendita e Marketing.

Perchè comprarla

-Esclusività del marchio

-Qualità costruttiva

-Motore coinvolgente

-Ampio utilizzo

Non ci piace

-Risposta iniziale dell'acceleratore

-Calore emanato

-Prezzo alto

Si ringrazia la concessionaria Indian Custom Bros di Roma per l'esemplare fornito e la gentilezza mostrata durante il corso della prova.