Il risultato è che viene avviata la procedura di licenziamento collettivo per i 187 operai che lavorano nello stabilimento nella provincia di Monza e Brianza.

L'azienda gode di ottima salute, i bilanci da tempo sono in attivo e l'azienda ha goduto di oltre dodici milioni di Euro di finanziamenti pubblici.

I dipendenti si sentono in qualche modo traditi e danno vita ad un presidio permanente davanti alla fabbrica. Intervengono politici, della faccenda si occupa anche il programma televisivo Le Iene ma, a fronte del notevole polverone alzato, dopo diversi mesi lo stabilimento chiude ed i lavoratori vengono spediti a casa.

Formalmente, stando almeno a quanto riportato dalle diverse fonti di informazione, l'azienda non compie illeciti: decide semplicemente di spostare la produzione in uno di quei paesi europei dove il costo del lavoro è notevolmente più basso.

Soluzioni

Un paese che vuole produrre ricchezza non può permettersi situazioni simili. Anzi: deve incentivare le imprese ad operare in Italia attraendone di nuove, ma deve operare in due direzioni. Innanzitutto deve operare un taglio del costo del lavoro. Ci sono più soluzioni. Una è riduzione dei contributi INPS per le imprese che tengano un singolo lavoratore per più di un certo periodo, fino a farli diventare minori di quanto sono attualmente. L'effetto diretto sarebbe per il lavoratore dipendente quello di avere una certa stabilità, anche se solo percepita, il che si tradurrebbe nella propensione dello stesso a mettere in circolazione più denaro.

L' equazione è semplice: più denaro in circolazione, maggior beneficio per l'economia reale, maggior benessere. Per le aziende si tratterebbe di avere grossi risparmi a livello contributivo, permettendo loro di assumere altra manodopera salariata. L'altra soluzione è ridurre l'aliquota dell'imposta IRPEF che l'azienda versa in qualità di sostituto di imposta per conto del lavoratore.

L'altro punto su cui si dovrebbe operare, per evitare fenomeni emulatori della K-Flex, è quello di stabilire un divieto per le grandi aziende che si trovano ad operare sul territorio italiano per un certo tempo, con l'utilizzo anche di finanziamenti pubblici, di delocalizzare la produzione in assenza di periodi recessivi, che debbono preventivamente essere quantificati.

Quanto prima

Occorre che questi interventi avvengano nel minor tempo possibile. La chiusura dello stabilimento della K-Flex ha comportato un non reddito per quasi duecento famiglie a cui si deve aggiungere un mancato introito per i proprietari dei locali industriali derivante dalla locazione degli stessi, a cui si devono aggiungere anche concreti rischi ambientali cui si può andare incontro per il disuso dei locali stessi. In termini pratici si tratta di danni economici di notevole entità per l'Italia.