Nel pieno dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Governo si è trovato a fronteggiare il grande problema legato all'economia, che inesorabilmente rischia di rallentare a causa delle misure restrittive disposte nelle scorse settimane: un problema che coinvolge anche quanti ricevono credito a consumo, che si troveranno a stretto giro nell'impossibilità oggettiva di rimborsare quanto ricevuto da soggetti o società private per l'acquisto di un bene o di un servizio.

Sebbene il decreto Cura Italia, emanato lo scorso 22 marzo, preveda, tra i vari benefici, anche la sospensione delle rate del mutuo per la prima casa, la situazione è decisamente diversa per i prestiti personali, che nel provvedimento dell'Esecutivo non ricevono la stessa tutela del primo caso.

Una situazione che potrebbe creare non pochi problemi alla famiglie italiane, per la maggior parte non operative a causa della chiusura contemporanea di gran parte delle attività produttive e degli esercizi commerciali.

Il mancato accredito degli stipendi o una corresponsione parziale degli stessi inibisce quanti sono titolari di quantità più o meno rilevanti di credito a consumo, che si troveranno nella condizione oggettiva di non poter rimborsare quanto ricevuto in precedenza per l'acquisto di un bene o servizio necessario per i fabbisogni del nucleo familiare.

Credito a consumo, nessun rinvio: la regola vale solo per i mutui per la prima casa

Come già accennato, il Governo ha ritenuto doveroso tutelare quanti hanno contratto un debito per l'acquisto della prima casa, consentendo ai soggetti passivi di poter rimandare il rimborso delle rate residue: per le obbligazioni di natura diversa, una simile sospensione non è prevista.

D'altro canto, chi volesse beneficiare della misura in questione dovrà necessariamente fare un'esplicita richiesta, dal momento che la sospensione non opera in automatico. Al di fuori della fattispecie in esame non sono previste altre forme per procedere quanto meno ad una breve interruzione dei termini.

Se da un lato il Governo tutela i debitori che hanno richiesto forme di credito al consumo per l'acquisto di un immobile da adibire ad abitazione principale, dall'altra alcune società private del settore hanno deciso di venire incontro ai clienti, con forme più o meno idonee alle necessità di ciascun soggetto.

Le società di credito al consumo valutano possibili sospensioni

In piena autonomia, alcuni soggetti privati hanno deciso di muoversi come meglio ritengono opportuno, ovviamente tutelando il proprio credito: se da un lato non è difficile trovare aziende che chiedono il pagamento puntuale delle rate, dall'altro si annoverano altre che invece prevedono forme posticipate di corresponsione.

In assenza di un provvedimento normativo che disciplini la materia, ognuno è libero di fare come vuole: a farne le spese è senza dubbio il debitore, il quale, non solo è costretto a subire il peso delle varie misure restrittive che gli impediscono, da un lato, di riprendere l'attività lavorativa, che gli consenta nel contempo di tenere a disposizione le risorse necessarie per fronteggiare alle spese imminenti, e dall'altro di poter rispettare gli accordi con le società di credito al consumo così come originariamente stipulati.

In un simile contesto, vanno menzionate anche aziende che hanno previsto forme di sospensione per un periodo di tempo determinato del pagamento delle rate del prestito personale, così come non mancano alcune possibilità, concesse da un numero definito di compagnie, che hanno previsto l'allungamento della durata del piano di ammortamento.

Non solo credito al consumo: l'opzione della cessione del quinto

Le famiglie italiane nel corso del tempo hanno beneficiato di forme disparate di sostegno: i mezzi finanziari necessari per l'acquisto di determinati beni sono stati racimolati anche con diverse modalità, tra cui la cessione del quinto.

Nella fattispecie in esame, chi ha optato per questa misura non deve preoccuparsi più di tanto in caso di accredito dello stipendio in misura ridotta: si tratta di una tipologia di credito al consumo che, non solo è coperta da un'assicurazione, prevede nel contempo una rimodulazione della rata e della durata in base allo stipendio percepito.

In un simile contesto, se un soggetto dipendente presso una società privata dovesse subire una diminuzione della remunerazione per l'attività lavorativa presta per il proprio datore, a causa per esempio di una temporanea riduzione dell'orario di lavoro, l'importo della rata da corrispondere all'azienda erogatrice del prestito si riduce in maniera del tutto automatica, adattandosi al nuovo stipendio percepito, ovviamente lasciando inalterata la proporzione del quinto dello stipendio, che rappresenta l'essenza stessa della forma di finanziamento.