Ha aperto la sua attività, Cianò parigine, ristorante fast food di Pomigliano D'Arco (Napoli) specializzato nella produzione di parigine, nel giugno del 2019. Una attività nata da un sogno di un giovane imprenditore partenopeo che ama Napoli e che vorrebbe restarci, ma che, dopo tutte le difficoltà incontrate in tempo di pandemia a causa delle chiusure forzate e dei problemi economici, adesso si trova a dover affrontare un altro problema, quello della difficoltà di trovare dipendenti che possano lavorare nella sua attività. Un problema dovuto, sostiene l'imprenditore, in parte al reddito di cittadinanza, ma anche ad altre cause, come ci ha raccontato Fabio Ciano, ideatore del brand Cianò parigine, nel corso dell'intervista che abbiamo realizzato in esclusiva per Blasting News.

Il sogno di Fabio

Fabio ha iniziato questa avventura dopo venti anni di esperienza in questo settore, facendo il salto di qualità e passando da dipendente ad imprenditore, dopo essere partito da giovanissimo a lavorare in diversi laboratori di rosticceria e pasticceria della Campania. "Mi sono appassionato alla parigine - ci dice Fabio - perché mi piaceva mangiarla ogni mattina e, invece di fare colazione con il cornetto, la facevo con la parigina. Promisi a me stesso che un giorno avrei creato qualcosa di mio".

A pochi mesi dall'apertura il sogno di Fabio viene spezzato dall'avvento dell'emergenza pandemica, evento imprevedibile che ha attanagliato numerose attività. "All'inizio mi sono trovato spiazzato", ci confessa Fabio.

Non potevo chiudere dopo pochi mesi un brand che attendevo da venti anni. Poi un po' alla volta mi sono inventato un servizio di consegne delivery in qualsiasi posto della Campania. Mi sono detto: se le persone non possono venire da me, sarò io ad andare da loro. In quel momento c'erano tantissimi ragazzi che avevano voglia di lavorare perché non si poteva uscire da casa e quindi anche il delivery era un pretesto per poter stare fuori", ci racconta l'imprenditore napoletano.

Il problema della mancanza di forza lavoro

Adesso Fabio si trova a dover affrontare un altro problema. "Ho proposte di investitori che, purtroppo, non posso prendere in considerazione. Sono un giovane sognatore con la fila fuori al locale, ma non posso realizzare il mio sogno se ho mancanza di forza lavoro". Fabio è bloccato nello sviluppo della propria attività imprenditoriale dalla carenza di manodopera, di giovani ragazzi e ragazze che abbiano voglia di lavorare in laboratorio piuttosto che al bancone.

Attualmente nella sua attività lavorano tre persone, ma lui ne avrebbe bisogno di almeno sette. "Alcuni ragazzi non vogliono vivere e lavorare qui al sud perché vogliono spostarsi al nord per lavoro o addirittura all'estero. Altro problema è il reddito di cittadinanza che purtroppo non è destinato solo alle persone che hanno effettivamente bisogno ma che spesso diventa un pretesto per non impegnarsi in un'attività lavorativa", ci confessa l'ideatore del Cianotto, lanciando un'offerta di lavoro e un invito a tutti coloro che hanno voglia di lavorare: "Lavorate per un vostro futuro. Non accontentatevi e puntate sempre a realizzare i vostri sogni. Se oggi avessi il personale, avrei anche la possibilità di accettare le proposte di chi vuole credere nel mio progetto", conclude Fabio.

L'inventore del brand Cianò offre lavoro sia per banconista/cassiera che per lavoro di produzione in laboratorio. La paga oscilla dai 600 ai 1600 euro al mese a seconda delle mansioni e dal tipo di contratto (part-time o full time) e dal tipo di formazione del candidato.