Invisibili perché nessuno li vede; oforse sarebbe meglio dire che nessuno si sforza di vederli...
Abitano i cantoni delle strade, gliangoli, i marciapiedi, i portici e i porticati, androni, panchine,stazioni metropolitane e ferroviarie; non sono così nascosti, anzi,tutt'altro. Ovunque andiamo, in centro come in periferia, ce n'èqualcuno: sono i barboni.
Questa parola una volta indicava quegliuomini caduti in miseria, senza più un soldo e una casa, con abitisudici e maleodoranti e barba lunga da parecchi anni. Oggi chiamarlicosì è fuori luogo, ma anche denigrante: molti hanno la possibilitàdi accedere ai servizi di prima accoglienza, riescono a mantenere unaspetto dignitoso e ricevere qualche abito pulito.
Allora li si nomina con la parolafrancese clochard (se vivono per strada) oppure con l'appellativo di persone senza fissa dimora (se hanno la possibilità di trovare riparo inuna struttura che li accoglie).
Sta di fatto, che cambiano i nomi e gliappellativi, ma la tendenza ad ignorare queste persone rimaneabbastanza costante nell'atteggiamento dei passanti: chiamarliinvisibili è un paradosso perché sono lì sotto gli occhi di tutti,nei quartieri residenziali, vicino ai nostri luoghi di lavoro, fuorida supermercati e centri di culto; e, forse, è proprio questo che ciinfastidisce poiché causano un conflitto e un lieve imbarazzo.
L'imbarazzo di trovarsi davanti ad unanota stonata del nostro sistema sociale ed economico; però, bastaallungargli un paio di monetine, portare avanti il passo, andareoltre, ed ecco che l'imbarazzo sparisce: viene rimpiazzato dallacompiacenza di aver fatto un'azione degna di merito e per un attimoci sentiamo magnanimi e generosi verso il mondo; e un tantinomigliori rispetto a prima!
Il conflitto però rimane, possiamo nonpensarci, rimuoverlo temporaneamente dalla nostra mente, ma allaprossima occasione si ripresenta puntuale e incalzante: cosa hacondotto una persona a perdere tutto? Cosa possiamo fare?
Questo è un evento che può colpirechiunque: oggi sono a rischio coloro che perdono il lavoro e nonpossono pagare l'affitto, vengono sfrattati e, se nessuno li aiuta,l'unico posto che trovano per vivere è la strada.
Il passo successivo è la perdita dellerelazioni, i parenti, gli amici e i conoscenti diventano sempre piùdistanti. Questo potrebbe capitare ad ognuno dinoi, a me e a te.
Se rimani sul marciapiede vuol dire chenessuno può aiutarti e provi l'impotenza di autodeterminare la tuavita: non puoi recuperare ciò che hai perduto, puoi solo sforzartidi sopravvivere.
Sempre che non ti uccida il freddo o una banda diteppisti che non sa come trascorrere il sabato sera.
Molto (ma mai abbastanza) fanno leistituzioni per i cittadini che ogni anno spariscono dai registridell'anagrafe; un aiuto prezioso lo danno i volontaridelle numerose associazioni che ogni giorno prestano servizio sullestrade cittadine. Ma le strutture sono poche e gli emarginatiaumentano a causa della crisi. I volontari si impegnano, ma non sonomai sufficienti.
Qualche benefattore elargisce cospicuedonazioni, ma ciò che serve di più è il tempo da mettere adisposizione. E così, oltre ai mendicanti, anche le associazionisono costrette a elemosinare qualche ora di tempo al mese. Ma ditempo ne abbiamo poco per gli altri, per questo riteniamo sia meglioallungare due spicci e passare oltre.