Purtroppo sembra che non debba passare più giorno senza dover ascoltare di orrendi fatti di cronaca; fatti che, almeno nel Belpaese, troppo spesso vedono come protagoniste involontarie le donne.

E' di stamane, a Palermo, l'ennesimo femminicidio di una ormai intollerabile ondata di ferocia che si è praticamente abbattuta ovunque. Lui, Benedetto Conti (36 anni), con qualche piccolo reato alle spalle e un carattere non facile; lei, Rosy Bonanno, di dieci anni più giovane. Un bambino di appena due anni aveva lasciato immaginare, tempo fa, un futuro di gioia e serenità per i due.

Ma col passare del tempo le angherie e i soprusi dell'uomo avevano minato la vita di coppia e lei era ritornata, col bambino, alla casa dei genitori. Il compagno non aveva mai accolto di buon grado la scelta della donna ma, nonostante i suoi reiterati tentativi di farla tornare con sè, non era ancora riuscito a ricostruire la famiglia. Tutto ciò, evidentemente, accumulando frustrazione e rancore; sentimenti che sono esplosi stamattina dinanzi all'ennesimo diniego della donna.

L'accoltellamento, purtroppo, è allora apparso all'uomo come l'unico rimedio possibile per poter lavare l'insopportabile "onta" e, paradossalmente, si potrebbe addirittura dire che la vicenda si è conclusa in maniera "positiva": il figlioletto dei due, presente all'atrocità, avrebbe potuto terminare la sua esistenza travolto dall'ira del padre.

Ma così non è stato. 

Concludendo, sembra proprio che l'atto del femminicidio sia diventato un uso comune in Italia. La speranza è che quelle meravigliose creature in grado di dare la vita non siano più viste come semplici pezzi di carne su cui scatenare gli istanti più bassi bensì, semplicemente, come madri, figlie, mogli, colleghe, angeli del focolare domestico bisognose di attenzioni e rispetto.