La giovane MarteDeborah Dalelv, donna norvegese di 24 anni, è stata condannata a 16 mesi dicarcere per adulterio a Dubai perché ha "incautamente" denunciato, nell'immediatezzadei fatti, di essere stata violentata nella sua stanza di albergo a Dubai; la malcapitata è stata infatti sottoposta immediatamente afermo di polizia per tre giorni, a visita ginecologica e ad analisi del sangueper verificare la presenza di alcool. La Dalelv ha deciso di far conoscere ilsuo atroce caso per mettere in guardia le donne occidentali, siano turiste invacanza o lavoratrici in quei paesi.

Da più parti si grida allo scandalo, come nelladichiarazione del ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide: "Questasentenza è un pugno in faccia alla nostra nozione di giustizia" nonché "altamente problematica dal punto divista dei diritti umani"

Sono diverse le dichiarazioni contro la legislatura degliEmirati Arabi che impedisce alle donne di ottenere giustizia nei casi di violenzasessuale, anche per la grande ipocrisia che sottostà al divieto del consumo dialcool, tollerato se avviene al di fuori degli sguardi della giustizia, cosìcome sono tollerati i costumi sessuali libertini: è noto infatti che nel Paese il mercato della prostituzione sia molto attivo.

Il problema è purtroppo antico, ma solo ora che vienecolpita una occidentale se ne parla apertamente.

Perché sia provata la violenza la legge prevede o la pienaconfessione dello stupratore o la testimonianza di quattro uomini presenti all'atto.

E così che il lungo elenco vede Gulnaz, la donna condannatain Afghanistan nel 2009 a sposare il proprio carnefice, fino alla ragazza di 19anni della città di Al Qatif che dopo essere stata violentata da sei uomini fucondannata a sei mesi di carcere e a 200 frustate.

E ancora Hina, la ragazza di 14 anni che dopoessere stata stuprata venne condannata secondo la shiari'a islamica delBangladesh a 101 colpi di frusta, per morire dopo una agonia di 6 giorni.

Sono tante le vittime della follia che vede le donne esseridiversi ed inferiori nei paesi islamici, come la donna di Jeddah che, stupratadal branco e rimasta incinta, viene poi condannata, sempre per adulterio, ad unanno di carcere e a 100 frustate da comminare dopo aver superato la gravidanzain carcere.

La sua colpa fu quella di aver chiesto un passaggio in auto, nelpaese dove le donne non hanno diritto alla patente.

Se non bastasse l'elenco infinito di condanne simili, vaanche ricordato che lo stupro può essere esso stesso una condanna, ancheindiretta: fu così per Mukhatar Mai, la giovane e bella pakistana condannata daun tribunale tribale ad essere violentata da sei aguzzini per punire il suofratello minore che secondo voci di paese avrebbe avuto una presunta relazionecon una coetanea.

Fatti noti e sempre affondati nelle cronache in modoinvisibile: quando le donne libere dei paesi non islamici sentiranno lanecessità di intervenire per fermare questo orrore? Specie quelle donne cheoccupano ormai importanti cariche istituzionali nei governi occidentali, dallaMerkel alla Bonino.