Imbarazzo. Quante volte abbiamo provato questa emozione? 

Che cos'è l'imbarazzo. Si tratta proprio di un'emozione che culturalmente siamo soliti definire negativa, ma la realtà è ben più ampia: non per forza si deve vivere un'esperienza pubblica negativa per provare imbarazzo.

Castelfranchi (1988) sosteneva che  il nucleo dell’imbarazzo consisterebbe in una perdita, avvenuta o temuta e comunque momentanea, della propria autostima situazionale. 

Prendiamo in esame quest'ultima consapevolezza: intendiamo la stima (o il valore, la riconoscenza su noi stessi) in una determinata situazione; perdendo questa, ecco che l'imbarazzo si fa strada. 

Quando ci imbarazziamo. Le condizioni che generano la situazione e che valutano la nostra autostima nella situazione stessa sono discusse da D'Urso e Trentin (1992): innanzitutto la presenza di un pubblico; poi la consapevolezza che esistono, in quella determinata situazione, norme sociali che dobbiamo rispettare (e ovviamente il timore di infrangerle); ed infine l'insicurezza sulle nostre capacità. 

Interessante è sapere che non è mai troppo tardi o presto per imbarazzarsi, infatti possiamo ritrovarci in queste condizioni non solo dopo una nostra azione, ma anche prima. 

Una particolare causa dell'imbarazzo. Ovviamente a differenza delle altre emozioni, che possiamo provare anche privatamente con noi stessi, l'imbarazzo è un'emozione sociale: non esiste che ci imbarazziamo da soli.

Sono convinto che possiamo individuare nelle cause di questa emozione, una certa superficialità che fa leva sulla sola immagine (o apparenza) che vogliamo e dobbiamo dare di noi stessi agli altri; se questa viene compromessa allora ci imbarazziamo. 

A sostegno di questo pensiero ci sono le affermazioni di D'Urso e Trentin (1992): le donne infatti, sembra si imbarazzino più facilmente per il doversi esibire in pubblico e per l’intimità fisica, mentre gli uomini si imbarazzano di più per questioni legate al proprio prestigio economico e professionale. Tutta questione di "apparire" quindi. 

Quando l'imbarazzo fa bene. Anche se a scatenare l'imbarazzo, c'è quindi una certa superficialità che misura la nostra esistenza (sociale), se vissuta in maniera responsabile (non è vero che è impossibile non imbarazzarci di fronte ad una situazione tipica) può aiutarci da brava maestra. 

Emblematico è il caso della commessa Alexandra Collings di Cardiff, nel Galles del Sud: riesce a perdere 63 chili di peso in 18 mesi, dopo l'imbarazzo vissuto a casa dei genitori dell'ex ragazzo dopo aver letteralmente distrutto una panchina di pietra sulla quale si era seduta. Si è parlato del suo ex ragazzo perchè, la 22enne, ha dato l'addio ai chili di troppo e al suo partner che la istigava a mangiare porcherie varie. 

Cosa c'entra l'empatia. Precisiamo che l'empatia, in termini spiccioli, è l'immedesimazione di noi stessi in un altro individuo con la quale ci relazioniamo o possiamo relazionarci. Ecco a volte ci capita di imbarazzarci per gli altri proprio per questo motivo. 

Cosa fare per combattere l'imbarazzo. D'Urso e Trentin (1992) consigliano alcuni piccoli accorgimenti:
se avete fatto una goffaggine piccola e che danneggia solo voi siate i primi a farla notare e a riderci sopra;
se avete fatto una goffaggine grossa e che danneggia qualcuno, scusatevi rapidamente, mettete in chiaro che riparerete e cambiate discorso;

se siete imbarazzati senza aver fatto nulla, per paura di essere brutti, poco eleganti, o di balbettare, o non sapere cosa dire, vi si aprono due strade: 

  1.  quella eroica: dire come vi sentite. E’ consigliabile però in una situazione a due oppure di fronte ad un pubblico vero e attento ad esempio quello di una conferenza. Da evitare in situazioni di gruppo informale di persone poco attente 
  2. quella facile: cercare di mantenere l’autocontrollo, non fare assolutamente niente, guardare con interesse gli altri, ascoltare, cercare di capire senza preoccuparsi di dover dire qualcosa, cercare di rendere a se stessi il più familiare possibile la situazione dal momento che l’imbarazzo diminuisce quanto più una situazione è familiare e prevedibile.