Mercoledì 3 ottobre 2013: una data drammatica, da ricordare. Si è consumato a Lampedusa un lutto che ha colpito l'Europa e il Mediterraneo. In questa data centinaia di migranti, fra cui molte donne e bambini, hanno perso la vita nel disperato tentativo di raggiungere un futuro migliore.
Uomini, donne e bambini in fuga da paesi in guerra alla ricerca solo di speranza, per molti preclusa fin dalla nascita solo perché nati nel posto "sbagliato".
Certo, alla fine qualcuno potrà dire che tutti questi migranti se la sono cercata. Del resto per noi occidentali benestanti è inconcepibile l'idea di voler affrontare un "viaggio della speranza" e se "loro" l'hanno voluto fare per forza cosa ci possiamo fare noi?
Noi abbiamo già i nostri problemi. Anche noi stiamo passando un momento di crisi! Non c'è posto per tutti. Forse, in quel senso cinico, che oggi va per la maggiore, secondo cui il male si camuffa da bene, si potrebbe anche sussurrare: "in fin dei conti è stato meglio così per loro… meglio la morte piuttosto di una vita misera di un povero migrante".
Perché oggi la vita vale solo se sei ricco, affermato o riuscito nel tuo lavoro. Il valore assoluto di una vita umana non sembra avere più senso. In questa scala di valori della vita "utile", subito prima dei disabili e dei malati, ci sono i migranti. Tuttavia in questo giorno di tragedia, in cui si rischiava di far passare tutto come un ennesimo avvenimento di cronaca, la voce forte di un uomo mite ha ridestato le coscienze intorpidite.
"Vergogna!" Questo è stato il messaggio di Papa Francesco, rivolto all'Europa intera, che dopo il 3 ottobre 2013 non può far altro che prendersi le sue responsabilità. Partendo dai governi e dai politici, che non possono più rimandare una politica seria per il Mediterraneo e per i migranti. Tutti questi morti hanno reso evidente come la sola politica di respingimenti (tanto cara alla prassi italiana fin non molti mesi fa') non serva a nulla, anzi al contrario esaspera il problema.
Ma anche noi dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Non possiamo fare più finta di nulla, non possiamo più guardare con fastidio ai migranti, ma soprattutto dobbiamo iniziare a cambiare il nostro lessico.
Non si deve più vedere il migrante come un "problema" ma al massimo come un "fenomeno sociale" e non si può usare la parola "immigrato" come un insulto (come fanno tanti giovani).
Piccole cose forse, ma significative per poter iniziare ad affrontare la questione con un'altra ottica. Del resto oggi siamo in un mondo globale e non possiamo più far finta che il resto del mondo non esista. Anche perché, è ora di ammetterlo apertamente, senza i "fastidiosi" migranti l'Italia non si sarebbe salvata dalla crisi. L'Europa ha bisogno di loro, come loro hanno bisogno di noi.