Non si può dire che la compagine di Antonio Conte non abbiaun'invidiabile identità di gioco, come pure che non annoveri, tra le sue fila,elementi di sicuro rendimento e di grande adattabilità. Eppure, qualcosa nontorna nella rincorsa vittoriosa coronata dal sorpasso compiuto, solo ierisera, a danno dei giallorossi, e che oggi vede la Juventus capolista solitariain Serie A.

Sgombriamo il terreno da un equivoco: arbitri e guardalineenon c'entrano nulla, in questo incredibile e bellissimo duello iniziale traTorino e Roma. La Juventus è senza dubbio una delle squadre maggiormenterispettate dalle giacchette nere, ma i giallorossi non hanno granché darecriminare, a parte l'incerto arbitraggio di Banti nell'incontro fuori casacontro il Torino di Ventura.

Per il resto, nessun dirigente romanista si sognaneanche minimamente di invocare presunte malefatte degli iscritti AIA atte a spiegare e giustificare le recenti difficoltà, manifestate soprattutto neldoppio turno casalingo contro Sassuolo e Cagliari. La Roma ha perso la vettadella classifica, momentaneamente, per altre cause che qui andremo adanalizzare.

La rosa costruita questa estate aveva l'indubbio merito diconiugare un saldo attivo di mercato (si parla di circa venti milioni di euro)con la completa rivoluzione dell'organico. L'arrivo di De Sanctis, Maicon, Benatia e soprattuttodell'olandese Strootman, oltre al ritorno di Borriello, è stato coronatodall'ingaggio di un francese di belle speranze e dal buon curriculum: quel RudiGarcia che abbiamo imparato a conoscere e rispettare.

Garcia hapreteso un solo giocatore: quel Gervinho a sua volta depresso dal periodotrascorso a Londra, sponda Arsenal e che aveva già abbondantemente contribuitoalle fortune del Lilla, e una volta ottenutolo, ha garantito ad una dirigenzagià in difficoltà nei rapporti con il tifo in rivolta, il ritorno della Roma inEuropa.

La Roma di quest'anno, in realtà, ha sorpreso tutti, a partiredai propri tifosi: 10 vittorie consecutive che l'hanno proiettata al verticedella classifica nonostante che Juve, soprattutto, e Napoli non abbiano maimollato veramente. Ed ancora oggi, 33 punti caratterizzano una classificasontuosa per un organico che ha perso Totti ed ha praticamente solo 13-14giocatori degni di vincere il titolo della massima serie italiana.

Perché il vero limite della Romaè, come avrebbe detto Capello, voltarsi verso la panchina, e non vedere nessuno o quasi.

Se si eccettuano Burdisso e Borriello, dietro la difesastraordinaria (solo 3 reti subite in 13 incontri) composta da De Sanctis, Maicon,Balzaretti, Benatia e Castan, ci sono praticamente solo Dodò e Torosidis.

Alcentrocampo delle meraviglie (De Rossi, Pjanic e Strootman) possono subentraresolo Bradley e Taddei. E Totti, Gervinho e Florenzi, ovvero i titolari dell'attacco,finora sono stati sostituiti da Ljajic e Caprari. Proprio il giovane ex gioiellodella Fiorentina, è venuto a mancare nella partita di ieri sera, contro ilCagliari.

Ma ieri sera, in panchina, c'era anche Mattia Destro, dal quale èlecito attendersi proprio quel che manca oggi alla compagine di Garcia: lapossibilità di fornire strappi in allungo e quella profondità offensiva che néLjajic e tantomeno Borriello, vuoi per collocazione tattica naturale che percaratteristiche fisiche, possono garantire.

Oltre ai laterali difensivi, altri arrivi potrebbero edovrebbero arrivare a centrocampo, dove Strootman non ha potuto mai tirare ilfiato e che proprio ieri abbiamo visto davvero a corto di fiato, proprio come Pjanic.

Roma non è stata costruita in ungiorno e gli scudetti non si vincono in inverno. C'è tanto da fare e dagiocare. Magari anche ragionando freddamente, oltre che subire l'inevitabile passione cheregalano questi colori. C'è un punto da recuperare, solo uno.