La simpatia di Papa Francesco, non viene da lontano nel senso geografico del termine, anche se lui stesso, all’inizio del suo mandato, ironizzò che era stato “eletto un papa che veniva da lontano, dai confini del mondo”, ma è una simpatia che viene dalla storia, da tempi lontani, è la stessa simpatia di Gesù.

Come fu per Gesù, la forza del suo discorso sta nel fatto che non è un discorso veritativo, ma bensì pastorale, nel senso che Papa Francesco non vuole spiegarci la verità, verità che spesso è personale perché condizionata dalla nostra storia, ma ci vuole dire che Dio ci è vicino e ci ama, come il Cristo fu vicino ed amò i suoi amici fino alla fine.

Quando Papa Francesco dichiarò “chi sono io per giudicare”, non fu un discarico di responsabilità, come qualcuno ipotizzò malignamente, ne tanto meno il nulla osta a fare tutto quello che volevamo, tanto non vi era nessuno che ci giudicava. Ma al contrario era una rassicurazione che Dio ci era vicino proprio perché chi non giudica si fa prossimo dell’altro. Il senso della sua affermazione stava nel farci capire che Dio, Gesù e la sua Chiesa ci sono sempre vicini, soprattutto nel momento del bisogno. Dio è vicino a noi quando cadiamo per aiutarci a rialzarci e per non farci più cadere.

Un mio grande amico prete, che ora è vescovo di Ferentino, una volta mi disse: “Avere fede non significa credere che esiste un Dio che ha creato tutto, ma avere fiducia che vi è un padre buono che non ci abbandona mai e che ci vuole bene nonostante i nostri peccati e nonostante noi non l’amiamo come lui ama noi”.

Penso che Papa Francesco abbia fatto riscoprire questa grande verità a molti credenti e non, in questi pochi mesi del suo mandato. Dio non è una entità distante che non si cura del genere umano, al contrario è un padre buono che ci ama al di là del nostro peccato.

Al di là dei gesti che ha fatto Papa Francesco, che comunque sono molto significativi, la cosa che ha attratto di più la gente sono proprio le sue parole.

Riprova che la gente ha bisogno di parole, di sogni, di pensare che vi sia un futuro possibile (magari tutti insieme) per ritrovare il giusto spirito per uscire da questa crisi. Non è vero che ormai la gente è più cattiva, più egoista e più ripiegata su se stessa, ha solo bisogno di ritrovare la giusta strada, strada per altro già segnata da tempo. C’è bisogno di persone che indichino la strada e ci accompagnino per mano, come ha fatto Papa Francesco in questi primi mesi del suo mandato petrino.