E' fuor di dubbio che passare attraverso un infarto è traumatico, crea paure, genera dubbi sul modo di vivere futuro, di agire, di muoversi; ho visto persone bloccarsi completamente per mesi e mesi.

Personalmente debbo dire di avere ricevuto ottima assistenza medica negli ospedali in cui sono stato trattato, anche se posti nel tanto criticato Sud, e per questo ho sempre ringraziato i Medici che si sono mostrati abili e competenti nella materia, tutti però sono stati deficitari nel trattamento psicologico che secondo me un cardiopatico dovrebbe avere.

Il cardiopatico, superato l'infarto, è attanagliato dalla  paura, non sa esattamente quello che gli è successo, non sa come dovrà comportarsi nel futuro; sa di dover  modificare opportunamente il suo stile di vita, il suo modo di pensare, il suo modo di alimentarsi, il suo modo di muoversi; il cardiopatico è come un bimbo che re inizia da capo ma che  non conosce i suoi nuovi  limiti.

Nell'esperienza da me vissuta posso senz'altro affermare che dopo aver subito l'infarto, malgrado le ottime cure mediche ricevute e gli interventi immediati ottenuti,  non ho avuto adeguate informazioni sulla mia vita futura, sui miei nuovi limiti, non ho avuto il benché minimo supporto psicologico per evitare tutte quelle paure che normalmente si generano nel cardiopatico.

Concludo sospettando che forse quanto da me osservato non è contemplato nel protocollo medico, forse non è ritenuto nella regola o pertinente, certamente io oltre alla ottima assistenza medica ed interventistica avrei anche gradito il supporto psicologico.