Non c'è più alcun dubbio, la nostra classe governante, sia la Camera dei Deputati o il Senato della Repubblica, non si smentisce mai, non perde mai occasione di dare prova della propria democraticità, della propria capacità di rispettare la parità dei diritti umani, della propria onestà e lealtà.
Questa sera, dopo una interminabile serie di incontri, di discussioni e di confronti, si è pervenuti a Montecitorio alla votazione sui tre emendamenti presentati dalla deputata Roberta Agostini del Partito Democratico e aventi come oggetto la "parità di genere", tra uomini e donne nell'ambito della nuova legge elettorale, in discussione appunto alla Camera dei Deputati.
In barba all'attivismo delle oltre novanta deputate in bianco, fermamente decise ad affermare i legittimi diritti delle donne e tacitamente sostenute dal Presidente dell'aula stessa, Laura Boldrini, l'assemblea ha clamorosamente bocciato tutti e tre gli emendamenti, naturalmente tramite una votazione a scrutinio segreto, chiesta espressamente da un nutrito gruppo di parlamentari maschi e non, come di norma dovrebbe avvenire, dai responsabili dei vari gruppi parlamentari.
I tre emendamenti riguardavano le cosidette "quote rosa" e cioè l'assegnazione del ruolo di "capolista" per il 40% alle donne e per il 60% agli uomini, la parità di rappresentanza e cioè una presenza di donne pari a quella degli uomini nelle liste elettorali e l'alternanza tra uomini e donne nella composizione delle liste stesse.
L'esito del voto è stato pressochè identico in tutte e tre le votazioni e la giustificazione va cercata nell'intero arco maschile della rappresentanza parlamentare, insomma ha coinvolto tutti quanti i gruppi presenti, da Forza Italia, che non ha mai fatto mistero di essere contrario, al Partito Democratico, che, puntualmente, è andato in frantumi e nel quale numerose decine di parlamentari non hanno rispettato le disposizioni della direzione, quando sarebbe bastato che i 293 deputati del Pd presenti avessero votato uniti, per assicurare tranquillamente l'ammissione dei tre emendamenti.
Per farla breve un ulteriore indecoroso, per non dire umiliante, esempio di misconoscenza e di rifiuto delle più elementari regole sul rispetto della dignità e della parità di diritti tra uomo e donna da parte di chi, per il ruolo che esercita, dovrebbe essere di esempio. E in nome di che cosa? Di una squallida difesa della poltrona.