Alcune notti fa ho sognato Papa Francesco. È la prima volta e in genere i sogni non li ricordo. Stavolta è stata una mia frase, sussurrata all'orecchio del Pontefice mentre mi abbracciava, a lasciare traccia nella mia memoria: "Santità, aiuti il mondo a ritrovare la sua umanità!".
Ho pensato e ripensato in questi giorni al senso di tali parole, o almeno al senso che hanno per me in questo momento storico così complicato. Ho cercato di collocarle anche nell'opera e nei messaggi di Papa Francesco che tra pochi giorni, il 13 marzo, compirà un anno di pontificato.
Che significa per la nostra civiltà in crisi - sociale, economica, internazionale - ritrovare la propria umanità? Cosa propone la Chiesa, secondo lo stile e i contenuti del pontefice argentino, all'uomo del terzo millennio?
Mi è tornata in mente la lettura di qualche giorno fa della prefazione di Papa Francesco a un libro del cardinal Müller dal titolo "Povera tra i poveri. La missione della Chiesa". Una frase mi ha colpito in relazione all'idea, espressa dal Pontefice, di una crisi economica generata dall'egoismo e dall'accaparramento: "Questo accade quando l'uomo, avendo perso la speranza in un orizzonte trascendente, ha perso anche il gusto della gratuità, il gusto di fare il bene per la semplice bellezza di farlo".
Perché l'uomo ha perso l'orizzonte trascendente? Che fine ha fatto la metafisica nella nostra civiltà?
Siamo una civiltà al bivio: dobbiamo scegliere tra l'uomo tecnologico - con l'illusione che questa sia la soluzione al problema del limite e della morte - e l'uomo metafisico, che la soluzione la trova oltre il limite e oltre la morte.
Fino a qualche decennio fa, almeno tra la gente comune, vi era la consapevolezza che solo nel bene, nella solidarietà, risiedesse la speranza della felicità senza fine. Oggi la fiducia cieca in una scienza risolutrice di ogni ansia individuale, in un'economia che vede nell'aumento dei consumi, in un vortice senza fine, la soluzione di ogni precarietà, ha portato il mondo a disumanizzarsi e cioè a togliere all'uomo la componente metafisica che lo rende differente da ogni altro essere vivente.
Riprendendo allora la domanda iniziale, cosa propone oggi Papa Francesco? Quali le sue parole chiave per risolvere la crisi di un mondo che usa l'essere umano come un qualsiasi altro bene di consumo, che si può gettare via quando non serve più, quando non produce, quando non consuma?
Eccone alcune, tratte da alcuni dei suoi discorsi di questo primo anno di pontificato.
Misericordia, tenerezza, permesso, grazie, scusa, gioia, indifferenza, povertà, periferie, fede, speranza.
Ognuno di questi termini richiama all'uomo e alla sua parte più intima, quella che presiede alla relazione con la profondità degli altri. Non si parla di salute a tutti i costi, di vita biologica prolungata all'infinito, di benessere economico come orizzonte assoluto.
Si parla di perdono, di amore, di gratitudine, di felicità, di giustizia sociale, di umiltà nel sapersi affidare, di speranza nell'eternità del bene.
Santità, aiuti il mondo a ritrovare la sua umanità...