Pare già destinato a crollare sotto i colpi della cruda realtà, dimensione forse mai considerata questa, il castello di sabbia costruito in questi mesi dal premier Renzi e dal suo governo e fatto di promesse abbaglianti ma palesemente abbozzate, di annunci fantasmagorici ma privi di qualsivoglia base solida.

Come riportato dal "Fatto Quotidiano" nella sua edizione odierna, sono due i campi in cui la retorica immaginifica di Matteo Renzi finisce per perire sotto i colpi di alleanze innaturali e di "patti col demonio" più o meno palesi: in primo luogo, Renzi e il Pd perdono al Senato la battaglia sul Job Acts del ministro Poletti, che viene modellato e scolpito a immagine e somiglianza di Ncd e perciò di Confindustria, sotto il silenzio-assenso colpevole della cosiddetta sinistra del Pd.

E quindi: meno vincoli alle imprese e più flessibilità, ancora di più per i lavoratori o per i fortunati che un lavoro lo troveranno. Vittoria su tutta la linea quindi per Maurizio Sacconi, alfaniano, in prima linea nel sostenere le modifiche per il Dl lavoro. Sparisce, con un colpo di spugna, l'obbligo di assunzione per i datori di lavoro che abusino dei contratti a termine. Varrà solo per le imprese sopra i cinquanta dipendenti, davvero pochissime in Italia, l'obbligo di stabilizzare almeno il 20% dei precari dopo 36 mesi di contratto prima di poterene assumere altri. Una riforma, quindi, che dopo il passaggio al Senato accoglie tutte le richieste del centrodestra e del mondo delle imprese.

Lasciando i lavoratori precari, buoni per la campagna elettorale, con un pugno di mosche in mano e senza un riferimento politico al governo.

L'altro colpo, forse anche più duro perchè più rivolto specificatamente alla persona del premier, è quello che arriva sempre dal Senato e per la precisione dal Servizio Bilancio sulla preziosa e centrale operazione taglia- Irpef di Renzi, quella degli 80 euro al mese sulla quale il Presidente del Consiglio si gioca la faccia o, per alcuni, ciò che resta di essa.

Ebbene, dal Servizio Bilancio di palazzo Madama arriva quello che si presenta come il colpo di grazia definitivo, o quasi, alle belle favole renziane.

Tanto per cominciare, come riporta il "Fatto Quotidiano", gli 1,8 miliardi garantiti, stando al governo, dall'aumento della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, secondo i tecnici del Senato, proverrebbero da una operazione che presenta profili diincostituzionalità in quanto, secondo i senatori, violerebbe l'esigenza di conoscenza anticipata da parte del contribuente sulle proprie attività economiche.

E se ciò non bastasse, c'è un altro appunto fondamentale da parte del Senato al governo: manca le copertura finanziaria che, sia quella che riguarda i rientri dall'evasione fiscale sia quella necessaria alla prevista riduzione dell'Irap, come si legge nella relazione del Servizio Bilancio riportata sulle pagine del "Fatto", "è calcolata senza tenere conto del fatto che molti investitori scelgano forme di risparmio tassate di meno". In parole semplici, quindi: entrate largamente sovrastimate. Un piano insomma, quello di Renzi, costruito sul nulla o quasi. Un castello di sabbia appunto. Bello, maestoso e regale: ma comunquedestinato a crollare e distruggersi per sempre fino a ritornare null'altro che polvere. Polvere negli occhi degli italiani. Ancora una volta.