Ci hanno abituati a ridere quando a casa, a scuola, per strada o in palestra ascoltiamo questo suono: "filosofia"; già, perché per alcuni di noi questo non è altro che un suono senza valore, senza significato, finanche senza senso. Ma perché ridiamo? Ha davvero senso ridere senza conoscerne il motivo? Forse sì, ma la risata non è un problema in se stessa, il vero problema è il disprezzo che si cela in quella risata, un disprezzo che viene dall'ignoranza, dall'abitudine, dalla certezza che non ci sia nulla di filosofico all'interno delle nostre giornate, e, soprattutto, dalla comune concezione che non ci sia nulla di filosofico nelle nostre azioni.

Forse, coloro che ridono non sanno che senza filosofia non ci sarebbe Scienza moderna, non ci sarebbe il pensiero cristiano così come lo conosciamo oggi, non ci sarebbe la fisica, né la politica, né la logica moderna; già, poiché, ad esempio, senza il Tractatus di Wittgenstein non ci sarebbe stata una delle conquiste fondamentali della logica moderna, quella che il mondo non è la totalità delle cose, bensì la totalità dei fatti. Pare quasi scontato, dunque, dire che senza le Meditazioni Metafisiche di Cartesio non sarebbe mai potuta nascere quella che oggi, consapevolmente, definiamo "vera scienza". Ma potrei continuare senza sosta, tornando indietro nel tempo, al primato della ricerca scientifica, alla sua nascita, a Platone, ad Aristotele, ad Agostino che con una chiarezza quasi paradossale ha espresso la convinzione che la verità non risiede nel mero fatto empirico, ma nella legge che regola quello stesso fatto. Forse, senza questa affermazione l'uomo non sarebbe mai arrivato a comprendere che la verità non sta nel fatto che due più due fa quattro, ma nella legge che x più x è uguale 2x. Coloro che ridono, infine, non sanno che sono stati proprio i filosofi a riflettere per primi sui problemi generali dell'oikos, una parola così antica che stava ad indicare un bene, una proprietà familiare; una parola che diede origine ad un'altra parola altrettanto antica, "oikonomia", che oggi si è trasformata in una parola così squisitamente moderna da essere pronunciata, costantemente, in ogni occasione di colloquio o di dibattito, "economia". Ma, allora, in fin dei conti, per quale motivo ridiamo? È la filosofia ad essere senza senso, o la risata di essa?