Lui si chiama Raymond Burke ed è un cardinale statunitense. In un'intervista rilasciata ad un magazine, affrontando il tema della scarsezza delle vocazioni sacerdotali, ha spiegato che a suo parere la colpa sarebbe della presenza delle donne nell'ambito dell'ufficio della Santa Messa.
In altre parole, secondo il Cardinale, la presenza di chierichette come aiuto dei sacerdoti durante la Messa, scoraggerebbe i maschietti ad avvicinarsi ad essa, rendendo quindi di fatto molto meno probabile che uno di essi possa poi decidere di dedicare la propria vita al sacerdozio.
Pur dopo un'approfondita riflessione, questa posizione ci sembra poco convincente. I paesi cattolici sono di base abituati ad avere uomini e donne che praticano le stesse attività, dalla scuola allo sport. Dire dunque che la presenza di donne possa scoraggiare i maschietti ad intraprendere un'attività ci sembra un'idea un po' miope.
Nell'ambito della riflessione scaturita da questa intervista, però, è venuto spontaneo chiedersi: "quali sono i motivi che allontanano veramente i ragazzi dal sacerdozio?".
Le risposte alla domanda sono state fondamentalmente 2:
1. Il voto di castità (o meglio la promessa di celibato).
Non tutti sanno che in realtà i preti, a differenza di monaci e suore, NON fanno voto di castità al momento dell'ordinazione.
Fanno solo la promessa di non sposarsi. La castità è una conseguenza visto che la religione cattolica non permette il sesso al di fuori del matrimonio.
Oggi, però, viviamo in un mondo in cui i giovani sono letteralmente bombardati da messaggi che, direttamente o indirettamente, portano a pensare al sesso. E' diventata una cosa di tale importanza nella società moderna che presentarsi ad un giovane dicendo che deve fare voto di celibato (e quindi di castità) significa nel 99% dei casi farlo scappare a gambe levate.
Questo pensiero non vuol essere una critica al dogma della Chiesa, sia chiaro, è solo un'analisi pratica dei motivi per cui sempre meno giovani scelgono la via del sacerdozio.
Riteniamo però più "attuale" concedere ad un prete, seppur con le dovute attenzioni nella scelta, di prendere moglie e crearsi una famiglia, consci del fatto che ciò difficilmente potrà influire sul servizio alla comunità che il prete possa dare.
Anzi.
2. La messa e l'omelia.
Qualsiasi cattolico praticante arriva in media intorno ai 10 anni che, a furia di sentir Messe, ha imparato la liturgia a memoria, tanto che la potrebbe recitare senza breviario.
Cosa resta dunque di veramente unico all'interno di ogni Messa, tanto da poterla rendere sempre interessante? L'omelia.
In quei pochi minuti il sacerdote ha l'opportunità di parlare al cuore dei fedeli, lanciare un messaggio, catturare la loro attenzione.
Ora: se l'omelia verte su un semplice commento teologico delle letture e del Vangelo, il fedele medio perderà interesse nei primi 2 minuti della stessa. Poi subentrano noia e distrazione che alla lunga allontanano il fedele dalla Messa, rendendola solo una sorta di "obbligo".
Sarebbe dunque cosa buona e giusta se il sacerdote utilizzasse l'omelia, e lo spunto che arriva dal Vangelo, per lanciare ai fedeli, soprattutto se giovani, dei messaggi attuali, con un linguaggio moderno, facendo capire che quanto contenuto nella Bibbia, pur essendo stato scritto più di 2000 anni fa, è ancora attualissimo.
In questo modo la Messa può diventare un'occasione per il fedele di riflettere ed applicare la Parola di Dio alla vita di tutti i giorni, accompagnato dal sacerdote nella sua strada.