La nuova e purtroppo non certo inaspettata strage di migranti -accaduta pochi giorni fa nel canale di Sicilia- è stata un'ecatombe, non solo di morti innocenti ma anche dell'etica e della pietà, fornendo uno spaccato significativo della nostra società tra razzismo, xenofobia e soluzioni improvvisate. L'incremento degli sbarchi, dovuto alla miseria e alla guerra, è il frutto del disinteresse occidentale agli eccidi in Africa, alle tardive risposte emergenziali (vedi Ebola), all'esportazione "armata dei nostri modelli democratici in Siria ed in Libia.

Il caos libico

Le imbarcazioni gremite di disperati, salpano-per la stragrande maggioranza- dalle coste libiche, dove si è aperta una voragine di caos. Situazione a cui l'Italia ha dato un contributo sostanziale, grazie alla fregola interventista dell'ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In perenne senso di colpa per suoi trascorsi comunisti, non perse l'occasione per sostenere gli Usa trascinando il governo Letta nell'intervento militare che  rovesciò il regime di Muammar Gheddafi. Quasi quattro anni dopo i libici non hanno nemmeno l'idea di cosa sia una democrazia compiuta, paradossalmente stanno provando qualcosa non certo migliore della dittatura del Colonnello.

In compenso per l'Italia non solo sono svanite le commesse petrolifere ma Usa e Europa si sono dissolte lasciandoci con il cerino in mano.

Opzione militare?

Ora tutti si svegliano da Salvini alla Meloni, fino ai soliti miracolati del M5S invocando un blocco navale, per impedire la partenza delle imbarcazioni. Sfugge a questi statisti che in Libia ci sono due governi, con i signori dell'Isis di contorno.

Poiché il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, non è grado di controllare le coste, forse qualcuno si vorrà sedere ad un tavolo con i tagliagole islamici? L'unica opzione è militare.

L' Unione europea si è dimostrata un organizzazione priva di strategie ad ampio respiro e condivise. Proprio perché non è istituzione politica, come desiderato dai padri fondatori, ma un'organizzazione ossessionata dalle finanza e dai mercati.

Focalizzata a regolamentare ogni spillo. Il trattato di Dublino-votato anche dai nostri parlamentari europei- permette la richiesta d'asilo solo nel Paese in cui avviene il primo "contatto". Dato che l' Italia per la sua posizione geografica, sarà sempre e comunque il punto di approdo più logico e vicino all'Africa, si intuisce -al di là delle belle parole- perché i partner europei si siano bellamente disinteressati agli sbarchi. Considerandolo un problema locale.

Non è più tempo di parole

Il Frontex ha fallito miseramente. È necessario ripartire pro quota, tra i Paesi membri UE, sia i flussi di migranti che gli investimenti. Ma a quel punto anche il nostro Paese, sarà senza alibi.

Dovrà accollarsi un numero di profughi ben superiore agli attuali -la Germania ha registrato lo scorso anno 200mila nuovi asili politici-dovrà smettere di confonderli con i clandestini. Dopo aver fornito loro il primo soccorso medico, cibo e vestiti dovranno essere rimpatriati. Danneggiando così il business ai trafficanti di esseri umani e tagliando le unghie agli xenofobi. Riconoscere che il nostro Paese non è in grado di accogliere chunque, fornendo una casa ed un lavoro è molto più umano che lasciare un uomo all'angolo di una strada, in un inglese stentato, a chiedere aiuto.