Le cronache c'insegnano e ci ricordano che le Unioni Civili nel mondo sono aperte alle coppie formate dallo stesso sesso dal 2001 nei Paesi Bassi fino ad oggi, 2016, nel seguente ordine di data; prima in assoluto, per l'accettazione delle coppie di fatto con diritti e doveri al seguito la Danimarca, a partire dal 1989, e nel 2012, quando ha datoil via libera al matrimonio gay nella chiesa Luterana. A lei segue Finlandia, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Slovenia e Irlanda; quest'ultima, tra tutte, è stata la primae l'unica,grazie alle votazioni di un referendum popolare, a dare il consenso alle nozze gay e a ricevere il relativo rispetto della parte contraria all'accettazione delle unioni gay.

A distanza di 27 anni, la Nazione che non ha ancora riconosciuto le Unioni Civili, e di conseguenza nemmeno i matrimoni tra coppie omosessuali, è la nostra Italia.

Perché l'Italia è restia alle unioni omosessuali?

Sulla motivazione di questa domanda possiamo sbizzarrisci a oltranza e dire tutte le stupidate più elementari che ci vengono in testa, a partire dalla motivazione data incolpando la Chiesa, a quella del pensiero retrogrado dei nostri quasi centenari governanti. Ma qual è realmente quello che spinge al rifiuto di una 'coscienza' aperta verso il futuro? Questo resta un mistero. Ricordiamo però che già negli anni '70 personaggi come Ettore Scola hanno dato il via alla tematica omosessuale; vedi il film 'Una giornata particolare', che ha vinto il 'Golden Globe' e riconoscimenti internazionali, oltre che una targa di ringraziamento della comunità gay alla mostra del Cinema di Venezia, che ne ha fatto simbolo di orgoglio del cinema italiano.

Ma allora perché, malgrado la coscienza della 'verità omosessuale', non si è mai arrivati a trovare un 'compromesso' verso una 'soluzione' che mettesse in pace le coscienze di tutti, ma sopratutto a riconoscere la realtà che due persone dello stesso sesso possano considerare il loro rapporto e la loro amicizia una storia d'amore?

L'Italia finta, premia la tematica gay

Dopo aver letto la parte sopracitata, è d'obbligo aggiungere la comunicazione di altri grandi premi che sono stati dati a questi film, grazie ai ruoli irriverenti e sconsacranti che sembrano oggi farci gridare 'fuoco e acqua santa' verso uomini che si muovono 'sculettanti' e con movenze variopinte che non celano niente su preferenze e 'gusti' personali.

Così scopriamo che questo grande regista degli anni '60 (Ettore Scola) ha ricevuto nel 2014 il premio "Quer Lion Award", assegnato alla mostra del cinema come miglior film alle tematiche omosessuali & queer Culture, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento per le Pari Opportunità UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali)-, dal ministero per i beni Culturali e del Turismo, dalla Regione Veneto, dalla sua provincia, dalla città di Venezia e dal sindacato nazionale dei critici cinematografici italiani. Ma allora, questa apertura mentale che sembra trasparire quando si vanno a premiare i film del passato, perché si 'strozza' nel momento che si mettono sulla bilancia parlamentare i diritti LGBT e la tematica di una scelta liberale? Questo è il quesito che si diffonde in questi giorni, forse decisivi, che cercano di aprire, anche nel Paese italiano, la strada verso il diritto alla vita della coppia omosessuale.