Canzoni che accarezzano l'anima e, al contempo, graffiano la coscienza. Brani, nutriti dalla forza delle parole e portati in volo dalla potenza della musica, che riescono a brillare nel buio dei diritti violati, negati o calpestati.Il Premio Amnesty International Italia, istituito nel 2003 e voluto dall'associazione culturale Voci per la Libertà e da Amnesty International Italia, di queste canzoni ha fatto la propria bandiera, affidando alla voce di artisti affermati a livello nazionale la necessità e l'urgenza di diffondere e sostenere i principi che animano la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Un connubio, quello tra musica e diritti, davvero prezioso, reso sempre più forte da una comune aspirazione all'universalità del sentire.

Le case di Mosul

Dieci le canzoni candidate al Premio, tutte espressioni della sensibilità di alcuni tra i più amati big del panorama musicale italiano: tra queste,"Le case di Mosul", brano dei The Sunche fa parte dell'ultimo album della rock band, "Cuore aperto".Conprofondità di toni e incisività di linguaggio, la canzone denuncia, in maniera forte e palese, il mancato rispetto dei più essenziali diritti umani, sacrificati e vilipesi, schiacciati dalle assurde logiche di guerre folli, che pretendono, spesso, di essere combattute "in nome di Dio". Guerre, sopraffazioni e persecuzioni di fronte a cui, con ingiustificabile disinvoltura, si sceglie troppo frequentemente di voltare le spalle, ora crogiolandosi nell'ovattato tepore di "un pretesto qualunque", ora lasciandosi avvolgere dalle spire di "una distrazione invitante".

Anima del brano è la storia deldocente dell’Università di Mosul Mahmud Al ’Asali, intellettuale musulmano, esperto in diritto coranico, ucciso dagli islamisti dell’Is davanti ai suoi studenti e poi decapitato: la sua colpa, quella di essersi schierato in difesa dei diritti dei cristiani.

Il video de "Le case di Mosul" scava dentro, sin dai primi secondi.

La figura stilizzata e minuta di un ragazzo in fuga cattura immediatamente lo sguardo: immagini, testo e note si fondono in una toccante alchimia, prendono il cuore per mano, lo stringono, lo conducono attraverso scenari che raccontano diun inferno fatto di fiamme e di bombe, di morte e di distruzione, di lacrime e di disperazione.

Macerie di case sventrate su cui pare adagiarsi un'umanità assopita; occhi neri di bambini, madri, padri e anziani in cui sembra sprofondare, annegandovi, l'intoccabile diritto alla vita; corpi appesi, penzolanti, ormai muti spettatori di una cieca e irriverente violenza, diventano oscuro specchio del triste annichilimento di tante, troppe, coscienze. L'anima, avvinta da un empatico afflato di dolore, si strugge e non può non chiedersi: "Ogni uomo nasce innocente. Quale sangue ci distingue?"

Poi, le figure si moltiplicano e si illuminano, le mani trovano riparo nel protettivo calore di altre mani, i colori e gli scenari si vestono di nuova luce: è della luce della vita, dell'anelito alla pace, dell'aspirazione al comune sentire.

E' la luce di un estremo atto di fede:"Dov'è l'amore? La verità? La compassione? La distinzione tra il Bene e il Male? Nessuno risponde. Ma io credo in Te."

"Tacere è un più lento morire, un assenso che uccide, è il male del nostro tempo": Francesco Lorenzi, Gianluca Menegozzo, Riccardo Rossi e Matteo Reghelin, membri della band, lo sanno bene. E hanno scelto di non voltare le spalle, perché "ogni cuore vale uguale". Hanno scelto di rompere il muro del silenzio lanciando il loro grido d'amore che, adesso, sta volando sempre più in alto sulle ali della musica.