Spesso quando si parla di un qualsiasi argomento, come esempio si usa il calcio, sport che, bisogna ammetterlo, si presta benissimo come cavia per far risultare più chiara ogni argomentazione. Il gentil sesso probabilmente non sarà d'accordo, ma in questo caso, o ancora meglio, in questo momento storicoi tifosi possono vantare un alleato di ampio respiro. A cosa mi riferisco? Beh, a quanto successo in politica e negli Europei di Calcio a pochi giorni di distanza. Diciamo ai tempi supplementari, in "zona Cesarini". Già, perché abreve distanzadal referendum britannico e dalle elezioni spagnole, ecco ritornare al centro dell’attenzione il vero campo di battaglia… quello calcistico che, come a volersi allineare con quello politico vede una Spagna e un'Inghilterra fuori dall'europeo calcistico.

Tra gironi, giretti, ottavi, sedicesimi, quarti, quartini e via dicendo, si è consumato il dramma anche all'interno del verde campo di gioco, tra aree, calci d'angoloe calci di punizione.

Sul piatto diieri Italia VS Spagna e Islanda VS Inghilterra, entrambe con due risultati inaspettati. Io, da italiano, non posso che soffermarmi sulla seconda, gara che si è mostrata piacevole, dal ritmo intenso e dal risultato di certo non scontato. Un classico che sino a ieri l'altro ci ha abituato a risultati, per noi dello stivale… tristi, ma oggi, o meglio ieri, la musica è finalmente cambiata. Due a zero e tutti negli spogliatoi, o meglio, loro a casa e noi a prepararci per la prossima partita. E così, quasi incredibilmente, un insuccesso politico in Spagna si è associato perfettamente ad uno calcistico.

Coincidenze? Eventi dovuti al caso? A queste domande io non posso di certo rispondere, quello che posso dirvi è che due nazioni come Islanda e Italia possono godere, da entrambi gli esiti, politico e calcistico, di un'opportunità. Quale? Quella di ripartire a testa alta, scrollandosi di dosso errori passati, etichette e dicerie oramai consolidate. Un'utopia? No, una semplice occasione a cui ci possiamo, anzi ci dobbiamoaggrappare per far valere le qualità di cui possiamo andare fieri.