Siamo alle solite: docenti contro i quali si punta il dito per le ferie estive che molti erroneamente credono siano di tre mesi. Le attività didattiche, cioè le lezioni ordinarie a Scuola con gli alunni, si concludono entro la prima decade di giugno. Dopodiché c'è una sfilza di adempimenti che non possono essere declinati, rimandati o arrangiati. Scelta dei libri di testo, valutazioni finali e valutazioni delle competenze con la compilazione delle relative certificazioni, ordine del materiale per l'anno scolastico successivo, formazione delle classi, inventari del materiale e sgombero delle aule, collegi dei docenti per le decisioni afferenti l'anno successivo, consiglio di istituto per la delibera di diverse necessità, rapporto di autovalutazione, proiezioni di miglioramento, RAV, sono solo alcune delle incombenze dei docenti, se non si considerano i molti impegnati negli esami, le prove invalsi, le certificazioni europee, ecc.
Tralasciando i molti impegni, che molti riducono nell'affermazione "i docenti mettono la firma, bevono il caffè e vanno a casa", beh! c'è da precisare che per quanto riguarda le ferie estive occorre chiedersi: come sostenere e trattenere una scolaresca a studiare quando fa tanto caldo da sciogliere le funzioni celebrali? Negli uffici ci sono i condizionatori, i distributori di bibite e le finestre si possono aprire. Nelle scuole, invece, i condizionatori sono solo negli uffici della dirigenza, perché i costi di energia elettrica per l'intero istituto sarebbero troppo alti. I distributori di bibite, nella maggior parte delle scuole, non ci sono a causa del vandalismo a cui sono soggette certe realtà scolastiche.
E che dire delle finestre: se si aprono, si aprono solo parzialmente per questioni di sicurezza; oppure ci sono immense vetrate su cui batte un sole africano.
Le tapparelle per proteggersi dal sole? Un sogno! Insomma, se avete dimenticato i tempi in cui sedavate tra i banchi, vi posso assicurare che dopo un po' l'effetto serra fa spuntare i germogli al cervello.
A questo proposito la Finlandia, paese con il livello di rendimento scolastico, di apprendimento e di competenze acquisite più alto del mondo, ci insegna a rivalutare il modo di fare scuola. Come consegue il successo scolastico? Con 172 giorni di scuola contro quelli italiani che sono 202; ma non solo: con 4 ore di scuola giornaliere e non 5 o 6 come da noi; e senza dare i compiti a casa, perché la mente dei bambini e dei ragazzi non può essere pressata per troppo tempo, perché si rischia di compromettere l'apprendimento e poi i giovani hanno bisogno di vivere, giocare, gioire, fare sport, incontrarsi, suonare, ballare, viaggiare, cantare, insomma vivere.
La Finlandia ha posto la sua attenzione sulla vita e sulla felicità: vivere felici richiede la volontà di interagire tra diversi, in diversi ambienti, con differenti situazioni e persone; altrimenti si rischia il caos mentale, la noia, l'assuefazione. Non è facile, come i finlandesi, dare fiducia al mondo ed alla vita e sollevare la scuola da certe responsabilità e conferirle opportunamente ai genitori, ed alla vita stessa; ma, quanto meno, finiamola col dire che la scuola italiana e i docenti non fanno nulla, perché a onor del vero fanno anche troppo, sia in termini didattici che burocratici, e la Finlandia ci consiglia di cambiare. In Italia, però, cambiare le idee è difficile: molti vedono ancora le Fiat Uno con le valigie sul portabagagli partire per la Calabria per tre mesi, appena si chiudono i cancelli dietro le spalle degli studenti. Svegliatevi! L'Italia e la vita sono cambiate, da un pezzo.