Ultimi giorni di Scuola quelli che stiamo vivendo, ultimi giorni di un anno scolastico particolarmente difficile perchè il primo dopo una riforma scolastica mal digerita da tutto il personale scolastico o quasi, una riforma che ha reso le cose ancora più difficili rispetto a prima.

La prossima settimana si tornerà a parlare di chiamata diretta dei docenti, pochi giorni dopo la chiusura delle operazioni riguardanti la mobilità: ormai l'etichetta dell'insegnante sta diventando sempre di più quella del vagabondo in cerca di 'fortuna', termine che va messo severamente, purtroppo, tra virgolette.

'Perchè deve andare via signora maestra?'

Intanto, però, gli alunni continuano a porre alle loro maestre lo stesso interrogativo che le stesse insegnanti vorrebbero 'gentilmente' (ma non troppo) girare al governo Renzi: 'Perchè deve andare via, signora maestra? Perchè? Non sono stato abbastanza bravo? E' stata colpa mia?'

Un'amica ma prima di tutto un'insegnante, di quelle che vivono davvero la vita scolastica giorno dopo giorno, Pina Mulas, ha scritto su Facebook: 'La risposta è che Loro sono SEMPRE bravissimi...forse noi adulti dovremmo porci qualche domanda, o porla a chi ci governa.'

Parole sante, perchè com'è possibile spiegare ad un bambino che, ogni anno, migliaia di splendidi rapporti umani si interrompono non certo per volontà della maestra ma per quella sorta di impietosa girandola che è divenuta la scuola pubblica italiana?

Perchè sentirsi domandare dai bimbi: Te ne vai per colpa mia?'

Chi è andato a scuola 30-40 anni fa ricorda benissimo che le lacrime ai bimbi scendevano solamente alla fine dell'ultimo anno di scuola elementare o alle medie, oltre alla commozione nascosta dei ragazzi delle superiori. Ci si salutava a giugno per ritrovarsi a settembre, era un arrivederci, non un addio: al termine delle vacanze, poi ci si ritrovava insieme in classe, ognuno impegnato a portare a termine le proprie battaglie personali, non sempre pacifiche, ma comunque sempre educative.

Ora si vorrebbe trasformare la scuola in un'azienda dove l'intento sarebbe quello di mettere gli uni contro gli altri per la conquista di un misero premio che, alla fine, non nobilita nemmeno chi lo riceve; si vuole trasformare la scuola in un'azienda senza aver compreso che la professione dell'insegnante è profondamente diversa da qualsiasi altro lavoro. Perchè di mezzo c'è l'amore, quello vero, dei bambini e di chi ci lavora ancora con tanta passione.