Clinton non è un nome nuovo nella politica statunitense: prima Bill, ex presidente Usa, travolto dallo scandalo targato Monica Lewinsky, la stagista-amante della Stanza ovale. Poi Hillary, che in realtà di cognome fa Rodham: first lady dal 1993 al 2001, ha ricoperto il ruolo di Segretario di Stato dal 2009 al 2013. Proprio a questo periodo risalgono le oltre 30 mila email rivelate da Wikileaks, ricevute ed inviate da hillary clinton riguardanti un’intesa segreta raggiunta tra il governo algerino ed il terrorista Mokhtar Belmokhtar: scopo dell’accordo era quello di colpire gli interessi del Marocco nella zona del Sahara.

Immediata è arrivata la stoccata da parte di Donald Trump che ha rivolto un appello provocatorio: “Se la Russia o qualsiasi altro Paese sarà in grado di trovare le 30 mila mail che sono scomparse dai server privati di Hillary Clinton, sarebbe il caso che le condividano con l’FBI”. Non sono mancate le polemiche con lo staff dei democratici che ha accusato Trump di essere il primo candidato alla presidenza che incoraggia lo spionaggio contro il suo rivale.

Citizen Commission on Benghazi contro Clinton

Ma a puntare il dito contro la candidata democratica, nei mesi scorsi è stata la Citizen Commission on Benghazi (CCB), nato con l’obiettivo di fare chiarezza in merito ai fatti che si svolsero a Bengasi l’11 settembre 2012, con l’assalto alla sede distaccata dell’ambasciata americana in cui i terroristi uccisero barbaramente l’ambasciatore Chris Stevens e tre difensori, Marines.

Tra le ricerche e le fonti interne all’amministrazione americana che poco alla volta si sono proposte alla Commissione, c’è la testimonianza del Contrammiraglio Chuck Kubic, a cui l’entourage di Muammar Gheddafi consegnò un messaggio con cui il rais libico comunicava di esser pronto ad abdicare e a negoziare una resa pacifica, senza spargimenti di sangue.

Kubic girò il messaggio ai vertici americani, ma non ricevette alcuna risposta. Non solo: poco dopo cominciarono i bombardamenti voluti dall’amministrazione Obama e in particolare il Dipartimento di Stato guidato all’epoca da Hillary Clinton, facilitò il flusso di armi ai terroristi collegati con al Qaeda, gli stessi che poi uccisero Gheddafi facendo precipitare la Libia nel caos più completo.

Dalla Libia all’Europa, passando per la Siria: il passo è molto più breve di quello che sembra. I flussi migratori che stanno sconvolgendo l’Europa sono sotto gli occhi di tutti. Tra le mail “recuperate” nella posta della Clinton e pubblicate da Wikileaks ce ne sono alcune in cui la Clinton, quando ricopriva il ruolo di Segretario di Stato, spiegava i motivi per cui gli Usa avevano deciso di “supportare il popolo siriano a rovesciare Bashar al-Assad”, collegando la “liberazione” da Assad al programma nucleare iraniano. La data riportata da Wikileaks nel documento è quella del 31 dicembre 2000, ma nel testo si legge che “la rivolta in Siria dura ormai da più un anno” per questo risulterebbe collocabile al dicembre 2012.

Quale sarà la scelta decisiva?

Unico a sostenere Assad nella lotta ai terroristiin questi anni è stato il presidente russo Vladimir Putin, raggiungendo risultati concreti. Proprio alla Russia, non si sa fino a che punto in maniera polemica, è stato appunto Donald Trump, magnate statunitense inizialmente contrastato da stampa e ambienti interni allo stesso Gop, fino al sostegno sempre più trasversale di cui ora sta beneficiando per la sfida di novembre.

Le elezioni presidenziali sono dietro l’angolo e lo sono anche le tragedie vissute quotidianamente in Siria, Iraq e Libia. A farne le spese è anche e soprattutto un’Europa che si sta rivelando impreparata ad accogliere i flussi migratori provenienti soprattutto da quelle zone. E se il Vecchio Continente simpatizzerà per Trump, in fondo un motivo potrebbe anche esserci.