Il ministero della Salute ha creato un sito, per il momento non operativo, dedicato al Fertility Day. Si tratta di una giornata, fissata per il 22 settembre, dedicata al tema della maternità e della fertilità. Non si tratta di una raccolta fondi per la ricerca contro la sterilità, ma, in soldoni, di un invito a fare figli. Sui social gli organizzatori hanno creato slogan e locandine che invitano le giovani donne a intraprendere una gravidanza, prima che il loro orologio biologico le blocchi. Sui social si è già scatenata la rabbia delle donne, che gridano al sessismo, ma è bene ricordare che il ministro della Salute è una donna, Beatrice Lorenzin, tra l'altro neomamma.

Una donna che viene dalla destra, dato che questo governoè nato con gli stessi presupposti del governo Letta che l'ha preceduto, cioè un compromesso tra PD e PDL: anche se ora Forza Italia sta all'opposizione, un pezzo della destra berlusconiana (e della destra montiana) sta governando con Renzi. Un colpo al cerchio e uno alla botte, si dice. Approvate le unioni omosessuali, il governo allo stesso tempo invita i giovani italiani a procreare, per evitare l'invecchiamento della popolazione e, anche se non viene detto esplicitamente, per evitare che siano solo gli immigrati a fare figli. Se da un lato può venire in mente il governo Mussolini che metteva una tassa sugli scapoli e invitava a fare figli, dall'altro bisogna pur ammettere che l'invecchiamento della popolazione e la denatalità sono problemi reali e in Italia i dati Istat indicano uno stallo nell'incremento delle nascite negli ultimi 10 anni.

Il punto critico dell'iniziativa è però il fatto che si punti il dito contro le donne, accusandole implicitamente di non fare più figli per pigrizia o per seguire la carriera (quando c'è). In questo modo la campagna diventa ideologica e viene messo in discussione uno dei punti cardine del femminismo (l'utero è mio e me lo gestisco io) e dell'emancipazione femminile (la libertà di pensare se stesse fuori da ruoli predefiniti).

Il documento di 137 pagine pubblicato nel maggio 2015 dal titolo Piano nazionale per la fertilità parla di corsi, tavole rotonde, incontri informativi, ma non accenna a soldi per le neomamme e per gli asili nido. Basterà il bonus bebè per incentivare le nascite? Durante le primarie del PD Renzi parlava di modello svedese e asili nido nelle fabbriche, ora, anche se il premier deve ancora esprimersi sull'argomento, il suo governo sembra adottare metodi anacronistici che invece di puntare sulla concretezza delle leggi fanno leva sulla mentalità degli italiani.

Vedremo se la campagna del governo avrà successo o sarà soffocata dalle voci discordanti, come quella di Saviano, ma soprattutto vedremo con il tempo se il governo attuerà misure concrete (la cosa più auspicabile) come un aumento degli asili nido, l'introduzione del permesso di paternità, l'introduzione di leggi che vietino ai datori di lavoro di discriminare le donne in base alla possibilità di maternità, la lotta al precariato e alla disoccupazione giovanile, o se si rimarrà sul piano teorico e allo scontro tra opinionisti da tastiera, come avvenuto nel caso del Family Day. Per il momento molte donne, costrette a lavori precari o alla disoccupazione, stanno scatenando un polverone su Facebook e Twitter e sicuramente non mancheranno, da qui al 22 settembre, della manifestazioni di protesta contro l'iniziativa (in realtà innocua) del governo.