È passata oramai una settimana dal discutibile "no" del sindaco di Roma Virginia Raggi alle Olimpiadi del 2024. Discutibile perché la giunta di un movimento che fa del rinnovamento e dell'azzeramento rispetto al passato dimostra poco coraggio e scarsa capacità di affrontare i grandi eventi che, in una grande città (figuriamoci una capitale), sono di fatto all'ordine del giorno. Una giunta coraggiosa, come si proclama di essere, per un evento come quello olimpico avrebbe promosso un piano di riqualificazione delle strutture esistenti senza nuove cementificazioni, ripartendo (perché no?) dalle strutture del 1960, passando per quelle dei mondiali '90, i mondiali di nuoto del 2009 eccetera, magari promuovendo gare d'appalto trasparenti con regole ferree e quant'altro.

Invece nulla, una rinuncia a prescindere: non una nuova proposta, ma l'ammissione di incapacità.

Movimenti senza basi: alcuni esempi

Ma non siamo qui per parlare di questo, se ne sono occupati già in tanti, se non troppi. Il problema che a parere di chi scrive nessuno vede è che lo sport nazionale non è pronto per questo e non sappiamo se lo sarà entro i prossimi otto anni. I recenti successi di Rio 2016 non devono trarre in inganno perché la tendenza, nel nostro paese, non è quella di costruire basi solide su cui far poggiare lo sviluppo delle discipline sportive. Il ritorno del rugbyalle olimpiadi ad esempio, non è stato vissuto dalla nostra federazione nazionale come un qualcosa su cui puntare, anzi: lo stato delle cose, con due sole squadre professionistiche e un campionato nazionale in stato di abbandono, non è dei migliori, anche se il movimento va avanti e nonostante tutto produce talenti.

Manca però una visione d'insieme, addirittura la Fir vuole candidare l'Italia per la Coppa del Mondo 2023 ma, allo stato attuale mancano gli stadi idonei, Roma e Milano non hanno una struttura non diciamo per il Pro12, ma nemmeno per il campionato di Eccellenza. E contando che la manifestazione si volge normalmente in settembre-ottobre, si costruiscono strutture apposite o si usano gli stadi del calcio che in quel periodo hanno già i campionati di A e B attivi?

E peruno sport che ha poco seguito di pubblico dal vivo e in tv, se non a livello regionale e nemmeno omogeneo, ne varrebbe la pena? Si, ma solo se si decide di rifondare il movimento dalla base.

Dietro la facciata niente

Una vittimaillustre sacrificata perRoma 2014 è stato il basket. Nell'ultimo anno l'Italia è rimasta in mezzo allo scontro tra Fiba ed Eca per il controllo delle coppe europee.

La Fip ha fatto pressioni affinché, al di fuori di Milano che aveva già un contratto per disputare l'Euroleague, le altre squadre non prendessero parte a manifestazioni Eca ma solo a quelle Fiba. Il risultato è che le squadre con i migliori prospetti italiani e che puntano sui talenti di casa nostra (Reggio Emilia e Trento) si sono autoescluse da qualsiasi competizione europea. La neonata Fiba Champions League ha squadre italiane, ma il livello è incerto. Da troppo tempo la nazionale non raccoglie buoni risultati, che prospettive ci possono essere con un movimento che viene blindato nelle sue libertà di movimento?

Tra vent'anni, forse

Malagò ha detto che per vent'anni forse non ci sarà da riproporsi per le olimpiadi.

Per quell'epoca forse si imparerà a ripensare lo sport come anche ad un business in grado di produrre spettacolo, profitti ma soprattutto atleti in grado di competere alla pari col resto del mondo. Pensiamo all'atletica leggera, la regina delle olimpiadi: da quanto tempo non raccogliamo soddisfazioni a cinque cerchi? Una scusa come Virgina Raggi che fa da ventriloqua ad un comico dismesso, allo stato attuale è un ottimo paravento per evitare figuracce sul campo. Il no alle olimpiadi, più che dalla paura della corruzione, deve venireda un movimento che vuole prima di tutto crescere, poi celebrarsi.