L’annuncio Matteo Renzi lo aveva dato ieri in pompa magna a Milano, in occasione della festa per i 110 anni della Salini-Impregilo, la società di costruzioni che si era aggiudicata l’appalto per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messinagià ai tempi di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Poi, purtroppo, era arrivato l’austero Mario Monti che, oltre a dire no alle Olimpiadi di Roma 2020, aveva pure chiuso i rubinetti dei finanziamenti statali al Ponte, da molti considerata un’opera inutile e costosa. Ora che Matteo ci riprova (per convincere il Sud a votare Si al referendum costituzionale di dicembre, dicono i maligni), non sono poi tante le voci che si alzano contro di lui, perché Renzi non è Berlusconi.

Tra gli oppositori del Ponte versione 2016 c’è sicuramente Beppe Grillo che, dal suo blog, tuona contro il “menomato morale” e propone di destinare gli 8 miliardi necessari alla sua costruzione al reddito di cittadinanza. Un no deciso al Ponte arriva anche dal sindaco ‘No Ponte’ di Messina Renato Accorinti e dallo scrittore ‘No Tav’ Erri De Luca.

Reddito di cittadinanza al posto del Ponte

La notizia, data in prima persona dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che il governo è pronto a sbloccare l’appalto del Ponte sullo Stretto di Messina, ha mandato in brodo di giuggiole Pietro Salini, il ‘ras’ della Salini-Impregilo. Scontato il grido di giubilo della quasi totalità dei media mainstream, è toccato a Beppe Grillo calarsi nella parte del ‘cattivo’.

L’attacco del guru del M5S al premier parte da una frase pronunciata proprio da Renzi il 1 ottobre 2012. “Continuano a parlare dello Stretto di Messina”, aveva sentenziato l’allora sindaco di Firenze, “ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle più moderne e sicure”.

La giravolta renziana a 180 gradi non ha comunque sorpreso più di tanto Grillo che considera il rivale politico alla stregua di un “menomato morale” che sarebbe capace di varare “un’opera costosissima, inutile e in piena zona sismica” pur di accaparrarsi più voti possibile al referendum costituzionale del 4 dicembre. “Il costo dell’opera sarebbe di 8,5 miliardi di euro”, attacca Grillo.

Soldi che equivalgono a “mezzo Reddito di Cittadinanza con cui il M5S salverebbe 10 milioni di italiani dalla fame”.

Accorinti, sindaco No Ponte

Non parla di reddito di cittadinanza, ma di infrastrutture inesistenti, frane, strade interrotte e di “sistema ferroviario da Seconda guerra mondiale” il sindaco di Messina Renato Accorinti, già attivista del comitato No Ponte. Intervistato dal Fatto Quotidiano, Accorinti ricorda che fu proprio Renzi, incontrato alcuni mesi fa in Calabria, ad anteporre la costruzione di infrastrutture in Calabria e Sicilia a quella del Ponte sullo Stretto. Ora che, come spesso capita, il premier si è rimangiato la parola, il primo cittadino di Messina lo inchioda alla realtà dell’autostrada Messina-Catania interrotta da una frana, ai ripetitori telefonici “che non ci sono” e ai disastri dell’acquedotto-groviera della città peloritana.

Per rafforzare la sua posizione ostinatamente contraria alla costruzione del Ponte, Accorinti si paragona persino alla ‘collega’ romana Virginia Raggi perché è bastato un suo semplice No e “le Olimpiadi di Roma sono evaporate”.