Donald Trump ha stravinto. Iniziamo dai numeri, fonte, la più autorevole, cioè Realclearpolitics: Clinton/Kaine, 47,5% (218)- Trump/ Pence, 47,7% (279). I grandi elettori americani hanno dato la loro larga preferenza, nove in più della percentuale necessaria alla vittoria, al neopresidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump. hillary clinton, sotto shock, ha perso e probabilmente sarà fuori dai giochi politici per il resto della sua vita. Era già chiaro, sulla base di una certa esperienza di consulenza strategica e di forecasting politico, che Trump avesse già vinto sull' oligarchia. di Washington.

Era altresì anche chiaro che la partita fosse del tutto aperta.

Il commento di Beppe Grillo, una mezza verità

Osserva Grillo: "I veri eroi siamo noi, che mettiamo insieme i disadattati e i falliti". E' vero, da un lato, che esiste un mainstream anti-establishment, ma non è affatto vero, d'altro canto, che questo trend spieghi quanto accaduto in America.

1. Trump ha vinto a mani basse facendo razzia dei voti di tutti, dalla working class dell'Alabama, ai rampanti ben istruiti della West Coast, ha catturato la pancia intera, e non è un ventre molle, dell'America. Ha vinto in Ohio, Alabama, California, Massachussets, Stato difficilissimo. Ha vinto dove i repubblicani solitamente vincevano, e dove non hanno quasi mai vinto.

E' in realtà il vero fenomeno trasversale della politica mondiale.

2. Ha vinto solo Trump e da solo, praticamente, perché i Repubblicani perdono voti, anche qui basti scrutare con attenzione i dati mostrati da Realclearpolitics. Cosa vuol dire questo? Che chi va contro l'establishment perde il partito che lo candida, ma guadagna il popolo, e viceversa chi rappresenta l'establishment blinda il partito, ma è troppo distante dalla percezione del sentimento popolare anti-Washington.

C'è anche qualcosa da dire sui sondaggisti

Sondaggisti di tutto il mondo, riunitevi tutti insieme e decidete in quale parte del mondo volete trasferirvi, vita natural durante. Parliamo dell'America oggi, con Trump vincente e dato per perdente da costoro a ogni piè sospinto. Ma potremmo allargare il raggio della critica e ritornare al 1994 e alla "gioiosa macchina da guerra" di occhettiana memoria, letteralmente asfaltata da un Berlusconi appena arrivato alla politica e con un partito ancora nemmeno ben formato.

Anche in quel caso vinse l'uomo e, con il 2001, è arrivato a 13 milioni di preferenze personali. La narrazione, come dicono gli intellettualoidi, è sempre la stessa: c'è un "impresentabile" per i salotti radical-chic e la stampa che fa cassa con il sistema; l' "uomo nero" viene demonizzato in tutte le salse, mentre la gente viene bombardata con le domande di rito: "Tu per chi voti?"; la gente non lo dice, perché i giornaloni e il sistema bolla chi vorrebbe votare come un bandito a piede libero; si arriva al giorno delle elezioni e quella "silent majority", appunto, diventa massa critica e forza d'urto che conduce alla vittoria l' "impresentabile" di turno.

E i cervelloni dei sondaggi, i guru e gli sciamani dell'informazione, continuano a fare gli stessi errori.

Dimenticando le celebri parole di Einstein: "Follia è fare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi".

I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Ora si tratta, per questa casta di dilettanti allo sbaraglio in servizio permanente, di assorbire l'impossibile. Anche perché l'impossibile di ieri è diventato il reale di oggi.