La discussione concernente i contenuti della riforma costituzionale non va incentrata esclusivamente sulle puntuali modifiche che si applicano alla carta, ma anche, al nuovo spirito che acquisirà. C’è una contrapposizione tra la carta del 48′ e la proposta di riforma della XVII legislatura. Il riferimento è esclusivamente incentrato sulla seconda parte: la parte che tratta l’organizzazione dello Stato. La costituzione del 48′ venne fuori dalle ceneri della seconda guerra mondiale; una costituzione non più adatta ai nostri tempi. E’ un dato di fatto che il bicameralismo paritario è un sistema arrugginito e mal funzionante, è un dato di fatto che il titolo V così strutturato è una palla al piede per il sistema, è un dato di fatto che il Cnel si è rilevato un ente sostanzialmente inutile e costoso.

Il nostro Paese è protagonista di una anomalia che è costata parecchio in termini economici e di immagine. L’Italia è riuscita a registrare il record negativo di stabilità governativa: 63 governi in 70 anni. E’ ora di mettere un freno a questa difformità della regola democratica; è indispensabile che sia esclusivamente la Camera a detenere il rapporto fiduciario con il governo, nella riforma questo c’è e credo sia uno dei punti fondamentali. Finalmente potremmo avere un esecutivo più autonomo e stabile. La finalità della riforma è chiaramente quella di instaurare un sistema più moderno ed efficiente, un sistema adatto ai tempi che ci ritroviamo a vivere, un sistema in grado di rispondere alle esigenze che l’era contemporanea ci pone.

La nostra è una democrazia malata, una democrazia dove è praticamente impossibile assumersi le responsabilità di governo senza “ricattare” in un certo modo il potere legislativo. Il ricatto a cui mi riferisco è quello che rientra nella legittimità costituzionale: i decreti legge. Il voto a data certa metterà un limite al ricorso di questo strumento così oppressivo per il parlamento.

Non si tratta di un attentato al potere legislativo ma semplicemente della 'costituzionalizzazione' della responsabilità che deriva dal governare.

Non è una bestemmia affermare che questa riforma costituzionale è legata alla nuova legge elettorale, l’Italicum. Ritengo sia un peccato che il presidente del consiglio – cedendo ai 'ricatti' della minoranza Pd – abbia assunto l’impegno di modificarla profondamente.

Ho il sospetto che la legge sarà in buona parte smantellata. Il mio augurio è che il suo impianto maggioritario rimanga intatto – non venendo sostituito – con un altro puramente proporzionale in stile primissima repubblica. Sono i grillini e Forza Italia a spingere per questa soluzione; avendo paura di governare il proporzionale gli consentirebbe di rimanere a vivacchiare in attesa di chissà cosa, l’Italia ha bisogno di ben altro. Il principio del vincitore-governante non deve essere concepito come un’anomalia, dovrebbe semplicemente diventare la regola – o almeno – in un Paese sano lo sarebbe già.