Il Terremoto del 24 agosto 2016 ha causato i danni più ingenti nei comuni di Amatrice, Accumuli ed Arquata. Qui molte persone hanno perso la vita, e i centri storici sono andati praticamente distrutti. Ma c'è anche un altro terremoto, che potremmo definire "silenzioso": quello dei comuni che non hanno subito danni visibili, ma che forse proprio per questo oggi versano in grave difficoltà.

I Monti Sibillini, Montefortino e Amandola

Nel cuore del Parco dei Monti Sibillini si trovano due piccoli comuni che in questo periodo dell'anno, con l'approssimarsi del Natale, sarebbero stati gremiti di turisti.

Amandola è nota per la sua Festa del tartufo e per i molti edifici di interesse storico - artistico del centro; a Montefortino si trova una splendida Pinacoteca Civica e uno dei Santuari più noti del Centro Italia, la Chiesa della Madonna dell'Ambro. Sono stata poco meno di due settimane fa in questi luoghi, ed ecco cosa ho trovato.

Le cicatrici dell'anima

La prima peculiarità è la presenza di molti membri delle Forze dell'Ordine: Vigili del Fuoco, Protezione Civile, militari dell'Esercito. Se questo da un lato fa pensare ad una presenza dello Stato e ad una tutela sul territorio, dall'altro stride con l'usuale tran-tran di questi luoghi. Poi si notano le transenne: in Amandola, non appena si arriva, la Chiesa del Beato Antonio è circondata da nastri bianchi e rossi.

Non ci sono mura crollate o case a pezzi, non in questa parte del paese, ma le ferite invisibili sono ancora più dolorose. Un'altra cosa che ho subito notato è stato il clima festoso in modo esagerato: ovunque negozi ed esercizi commerciali esibivano ghirlande, festoni e addobbi natalizi. La volontà di questa gente di ripartire è fortissima, caparbia, quasi disperata.

Nessuno ci ascolta

Sono poi arrivata al Santuario dell'Ambro nell'aria rarefatta del mattino, e la piccola chiesa mi si è presentata all'apparenza come sempre. Sulla porta però era affissa l'ordinanza di chiusura, datata al 24 agosto, e quando mi sono spostata sul retro dell'edificio ho visto i robusti contrafforti di legno che tengono in piedi l'abside.

Altre ferite invisibili, altre cicatrici dell'anima del luogo. Avvicinandosi il Natale il Santuario sarebbe stato frequentato da pellegrini e fedeli; i frati avrebbero allestito il presepe artistico vicino all'altar maggiore. Ma quel mattino c'era solo silenzio. Tornando indietro mi sono fermata alla pompa di benzina di Montefortino, gestita dalla stessa famiglia da oltre trent'anni. La proprietaria non è riuscita a trattenere le lacrime alla mia semplice domanda: "Come va?" scusandosi subito dopo per il suo sfogo. Ma mi ha detto "Qui siamo soli, è dal 24 agosto che chiedo supporto per portare avanti l'attività di gommista senza ricevere alcun aiuto concreto. Se i turisti non vengono saremo costretti a chiudere anche noi".

Ciò che manca è la comprensione vera dell'anima di questi luoghi: la gente non può essere deportata al mare mentre le Forze dell'Ordine presidiano il territorio. Bisogna allentare la burocrazia e lasciare che sia la gente a ricostruire, perché è la stessa gente che lo ha già fatto. I Monti Sibillini, come la maggior parte dei comuni montani del Centro Italia colpiti dal sisma, vivono prevalentemente di turismo perché tutte le attività ruotano intorno ai visitatori che vengono ad ammirare le molte bellezze di questi luoghi. La paura piano piano si cancella, ma la prolungata inattività può essere mortale. I tempi per la ripartenza devono essere accelerati, e l'unico modo di farlo è che le istituzioni alla fine tornino a fidarsi davvero della grande capacità organizzativa e imprenditoriale del popolo italiano.