Settimana intensa per il popolo italiano. Passata a leggere commenti sui social network. Sui migliori abiti, i testi delle canzoni, le curiosità più succulente, le polemiche e i complotti (o presunti tali) su un argomento che ogni anno bussa alla nostra porta: il Festival di Sanremo. Non ho mai azzeccato mezzo vincitore tra quelli del Festival. La canzone di Francesco Gabbani - che ha vinto con l'orecchiabilissima Occidentali's Karma - però, mi è piaciuta fin da subito. Mi è rimasta in testa una frase. "Tutti tuttologi col web. Coca dei popoli.

Oppio dei poveri". Scontata? Può darsi. Però non capita a tutti di riflettere su quanto i social network abbiano modificato le nostre vite nel tempo. A questo punto, oltre alla solita domanda: "Ma qual era la prima cosa che facevo la mattina prima di avere Facebook?", se n'è aggiunta un'altra: ma su Facebook, esattamente, cosa ci facciamo?

Dipendenza da Facebook: diamo i numeri

Ad oggi, gli utenti attivi ogni mese su Facebook nel mondo sono 1,86 miliardi. Di questa cifra stratosferica, 1,5 miliardi lo utilizzano ogni giorno da mobile. I pulsanti di condivisione e like vengono visti ogni giorno sui siti web da 10 milioni di persone. In Europa il social network di Mark Zuckerberg è popolato da 307 milioni di utenti.

Il 29,7% della popolazione mondiale di Facebook ha un età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Ogni secondo vengono creati 5 nuovi profili. Il picco del traffico si ha a metà settimana, più o meno tra l'una e le tre del pomeriggio. I giorni di maggiore engagement sono giovedì e venerdì. Ci sono 83 milioni di profili fake. Ogni giorno vengono caricate 300 milioni di foto.

Ogni 60 secondi vengono scritti 510.000 commenti, caricati 293.000 status e 136.000 foto. Il 50% dei giovani tra i 18 e i 24 anni va su Facebook appena sveglio. Numeri da capogiro, che mi fanno ritornare alla domanda: "Quindi, che facciamo su Facebook?".

8 motivi per cui stiamo su Facebook

Facebook non è un social network dedicato ad egocentrici in cerca di attenzione.

Anzi, alcuni studi hanno confermato che sono le persone più insicure quelle che cercano conforto online, cadendo nel facile meccanismo del like=approvazione sociale. A prescindere da quale sia la nostra indole, comunque, i motivi per i quali stiamo su Facebook sono riassumibili in 8 punti:

  • Voglio farmi i fatti degli altri. Nessuno lo ammetterà mai, ma questo rimane una delle principali ragioni per le quali siamo costantemente connessi
  • Voglio rimanere in contatto con i miei amici. Ebbene sì. Esistono ancora esseri umani che hanno rapporti reali che, a causa di motivi vari, primo fra tutti la distanza, mandano avanti anche attraverso Facebook.
  • Essere informato su ciò che mi interessa. Le notizie viaggiano alla velocità della luce e sono fruibili in un nanosecondo. Basta solo scegliere le pagine che più ci interessano e cercare di non incappare nella trappola delle fake news.
  • Mettermi in mostra, perché la mia vita è fantastica. Nient'altro da dichiarare.
  • Ho una dipendenza. Perché i social hanno portato alla nascita di vere e proprie malattie sociali. Il Facebook Addiction Disorder (FAD) consiste nell'impossibilità di disconnettersi dal social, che è diventato un narcotico a tutti gli effetti.
  • Sono annoiato
  • Mi serve per lavoro
  • Ricordare i compleanni
  • Guardare video

Sembrano motivi del tutto umani, legati e nati dal nostro bisogno di condividere con il resto del mondo quello che ci accade attorno.

Ma allora perché insostenibile leggerezza? Perché Facebook alla fine mi ha fatto pensare al libro di Kundera. Perché andare alla ricerca di senso non ha granché senso. Perché ognuno trova il proprio e mi sembra giusto così. E in un mondo in cui tutto appare sempre più evanescente, puntare il dito contro Facebook, contro lo strumento, è un'azione che ci porta soltanto al solito paradosso. Lo odiamo, ma lo usiamo ugualmente. La verità è che non siamo dentro nessuna trappola. Dovremmo solo imparare a farne un uso più consapevole.