La prima notizia è che Beppe GRILLO e Alessandro Di Battista sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Genova con l’accusa di diffamazione. Ad aprire il fascicolo giudiziario nei confronti dei due leader del M5S è stato il sostituto procuratore della Repubblica, Walter Cotugno. L’atto, come si dice in gergo, è quasi dovuto, dopo che Marika Cassimatis - la candidata risultata vincente alle primarie pentastellate a sindaco di Genova, poi esautorata da Grillo - aveva presentato querela. Oggetto delle lamentazioni della Cassimatis sarebbe il post con cui il guru del Movimento ha ‘scomunicato’ dal suo blog molti componenti della lista facente capo a lei, in quanto avrebbero provocato un grave danno di immagine al Movimento.
Sotto accusa anche il contenuto di un’intervista in cui Di Battista aveva appoggiato la decisione di Grillo.
La vera notizia, però, è che - contrariamente a quanto fatto per i casi ‘tesi copiata della Madia’ e ‘indagine Consip su Lotti e Renzi senior’, repentinamente insabbiati - questa volta i ‘media di Regime’ si sono gettati immediatamente come avvoltoi sulla non-notizia. Stesso metodo utilizzato con Virginia Raggi da quando è divenuta sindaco di Roma.
M5S e Pd, due pesi e due misure dei ‘media di Regime’ nei loro confronti
Dopo un’ora dall’ufficializzazione della notizia dell’indagine su Grillo e Di Battista, erano già centinaia gli articoli apparsi sui siti internet. In prima fila nella ricerca Google, ovviamente, i mainstream come Messaggero e Repubblica, noti detrattori del grillismo.
“Indagati Grillo e Di Battista per diffamazione”, titolano praticamente all’unisono i due quotidiani, lasciando intendere che il reato commesso dai due ‘criminali’ potrebbe essere gravissimo. La spiegazione che alla querela di parte della Cassimatis la procura non poteva che rispondere aprendo un fascicolo, se c’è, arriva all’interno degli articoli.
Il giornale diretto da Mario Calabresi aggiunge addirittura che i due ‘loschi figuri’ nei prossimi giorni “saranno ascoltati” dal magistrato.
“Tormenti a Genova”, aggiunge nella drammatica titolazione Il Sole 24 Ore che, piuttosto che preoccuparsi degli inesistenti “tormenti” genovesi, dovrebbe pensare ai suoi di tormenti, e all’indagine sulle presunte copie false inventate dal giornale di Confindustria.
Anche Il Foglio, Il Giornale e l’Huffington post, ma non c’erano dubbi in proposito, optano per la titolazione secca: roba da indagine di mafia. Un trattamento che fa a pugni col fragoroso silenzio in cui vengono avvolti i casi che riguardano i partiti di governo Pd (Lotti, Madia etc) e Alternativa Popolare di Alfano (indagine sul Cara di Mineo e sul sottosegretario Giuseppe Castiglione).