Oggi è la festa della donna, ma una sola giornata non può essere sufficiente a ripagare le donne di tutte le ingiustizie, discriminazioni e violenze a cui sono sottoposte ogni giorno.

Dall'inizio dell'anno, in Italia, ben 13 donne sono morte per mano di chi diceva di amarle. I proclami non sono più sufficienti: per mettere fine a questi comportamenti occorre un'inversione di rotta. La violenza nei confronti dell'universo femminile può smettere di esistere solo se cambia la cultura che la sostiene.

Ad esempio, le donne italiane sono quelle che lavorano di più in casa, perché poco aiutate dai rispettivi partner/mariti/compagni.

Secondo un rapporto Ocse, infatti, ogni donna in Italia dedica 36 ore la settimana ai lavori domestici, mentre gli uomini non vanno oltre le 14. Se facciamo i conti, significa che ogni giorno una donna lavora ben 326 minuti in più degli uomini.

Nel nostro Paese il mondo femminile è chiamato ad occuparsi dei lavori domestici, dei figli e dei genitori anziani, senza dimenticare gli impegni professionali fuori casa. E tutto ciò va necessariamente fatto, perché manca un valido appoggio. Spesso, infatti, i mariti/compagni/partner ritengono queste attività prettamente "femminili". La media Ocse è molto inferiore: 131 minuti. I più collaborativi sono i danesi, dove il divario tra donne e uomini è di sole 3 ore la settimana.

Peggio delle donne italiane, invece, sono quelle giapponesi, indiane e spagnole, che lavorano rispettivamente 21, 18 e 15 ore la settimana.

Donne sottopagate

Un discorso simile si può fare per le retribuzioni, visto che le donne italiane sono sottopagate rispetto agli uomini. Perché un dirigente, un quadro, un'operaia o una commessa devono ricevere uno stipendio più basso?

Qual è la motivazione? Sono considerate "inferiori" ai loro omologhi di genere maschile anche se svolgono il lavoro con lo stesso impegno e, magari, con risultati migliori?

Tenendo conto di questi dati, è chiaro che è giunto il tempo di cambiare, di iniziare una "rivoluzione culturale" che scardini i pregiudizi e le false verità. Una strada lunga e difficile, che va intrapresa prima che sia davvero troppo tardi.